Terremoto al Tribunale di Napoli. Sono 14 gli indagati dalla Procura partenopea per i reati di concussione e corruzione. L’inchiesta riguarda la presunta manipolazione dei fascicoli processuali, manipolazione che sarebbe avvenuta, in cambio di denaro, per favorire chi pagava per vedere la sua causa “insabbiata”. In un caso, un cancelliere indagato per avere minacciato un commerciante cui avrebbe chiesto come tangente per elargire il “favore” un costoso televisore. L’uomo non voleva pagare e il cancelliere gli intimò di farlo se non voleva vedere la sua causa trattata prima di altre.
Questa inchieste prosegue quella iniziata a gennaio quando finirono indagati cancellieri ed avvocati. Dall’esame di altri documenti e dalle intercettazioni sono saltate fuori altre responsabilità.
Le ordinanze hanno come destinatari due avvocati penalisti, e l’indagine contesta nuovi episodi corruttivi ai legali e ai cancellieri già indagati nella prima tranche dell’inchiesta.
Secondo quanto scoperto dagli inquirenti, esisteva un tariffario legato al livello di interessamento alle sorti della causa. Gli avvocati che facevano parte del sistema potevano usufruire di una corsia preferenziale in cancelleria, dove potevano acquisire atti e documenti prima degli altri addirittura sedendosi al computer del cancelliere per accedere prima agli atti.
Gli avvocati secondo l’indagine avevano anche dei propri tariffari in modo da chiedere al cliente la giusta somma per gli interventi sul fascicolo giacente in cancelleria. Molti degli aggiustamenti svelati dall’inchiesta riguardano anche esponenti della criminalità organizzata. Per esempio un esponente del clan Aprea-Cuccaro, che, attraverso la moglie, avrebbe alterato una procedura relativa a una sentenza di condanna definitiva che lo riguardava.