venerdì, Dicembre 27, 2024
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Lui è tornato e fa ridere il mondo, una risata seppellirà il mito nero di Hitler

 

Timur Vermes
Timur Vermes

di Isabella Savinelli 

Cosa faresti se potessi fare un salto nel futuro? E se a farlo fosse il temibile Adolf Hitler, che dal suo losco ed oscuro passato si catapultasse nei nostri giorni? Questa paradossale situazione è stata immaginata e raccontata dallo scrittore tedesco Timur Vermes nel libro “Lui è tornato”, da subito apprezzato dai critici. Tradotto in oltre 25 lingue, in poco tempo ha venduto migliaia di copie e, grazie al passaparola dei lettori, è diventato un fenomeno editoriale senza precedenti. In copertina colpisce d’impatto, nero su bianco, la capigliatura del personaggio più discusso di tutti i tempi, Adolf Hitler. È proprio lui, in questo romanzo, il personaggio che parla in prima persona. Hitler si sveglia nella sua patria in un campo incolto ed abbandonato, non sente echeggiare nessun rombo di cannoni, né esplosioni né sirene ed il cielo sopra di lui è libero da qualsiasi cosa che aveva il sapore di guerra. Sono scomparsi i suoi fedeli commilitoni e la sua cara Eva e a breve l’amara costatazione che subito mette fine al suo stato di straniamento: legge su di un giornale la data di quel giorno, porta l’anno 2011. Sessantasei anni dopo la sua fine in un bunker, Hitler si ritrova così immerso in quel “concentrato di follia” in cui non ci sono più i film muti, dove il vecchio apparecchio televisivo è stato sostituito da un vetro piatto e scuro azionato da una piccola scatola nera, dove le persone indossano i “giins” e dove, al vertice del paese c’è “una donna tozza che infondeva lo stesso ottimismo di un salice piangente”. Stringe rapporti con un modesto edicolante che, divertito ed impressionato come tutti dalla disarmante somiglianza con l’efferato defunto Adolf Hitler e dai suoi ironici ed equivocabili atteggiamenti, lo accudisce per alcuni giorni e, credendolo un promettente attore cabarettista, lo mette in contatto con un agente televisivo. Proprio a questo punto inizia la sua nuova vita: verrà ingaggiato per uno show cabarettistico dove dovrà interpretare niente meno che se stesso. Hitler, uno di quegli uomini spietati di cui probabilmente la maggior parte di noi avrebbe sperato l’assoluto non ritorno se non per rendere giustizia alle sue vittime in qualche modo, ricompare per uno scherzo beffardo non del destino, ma di Timur Vermes che decide di raccontarlo in “Lui è tornato”, un romanzo in stile pirandelliano, assolutamente umoristico e riflessivo e con un andamento narrativo schietto ed appassionante. Interessante lo spaccato, visto dagli occhi del dittatore, dei tempi moderni, prettamente materialisti e cinici, assolutamente poco profondi e poco inclini ad opporsi a demagoghi che irrompono sulla scena. La leggera vena comica che percorre tutto il libro nasce da una contraddizione di fondo: l’Hitler del futuro si comporta in modo tremendamente reale, non nasconde la propria identità anzi, la ostenta, eppure tutti lo credono un suo imitatore o una sua controfigura. Curiosamente, dunque, Hitler, l’indignazione che accomuna l’intero scenario collettivo, la personificazione del male assoluto che ha scritto pagine nere di storia, riesce, in queste pagine, quasi a risultare gradevole al lettore che si appassiona alla sua grossolanità e alla sua logica a tratti delirante. Coraggiosa, può darsi, ma non condivisibile, la scelta di Vermes di presentarlo, nonostante la chiave umoristica ed il taglio di critica contemporanea al racconto, come un personaggio verso cui si nutre ilarità, ma anche un’inappropriata compassione e questo lascia un po’ perplessi. AUTORE: Timur Vermes TITOLO: Lui è tornato EDITORE: Bompiani ANNO: 2013 PREZZO: €18.50

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