Appena uscito dal carcere il boss della camorra Carlo Lo Russo decise di punire il “traditore” Raffaele Stravato che durante la sua detenzione mise in discussione la reggenza di Antonio Lo Russo, nipote di Carlo ma anche figlio di Salvatore Lo Russo che nel frattempo era diventato collaboratore di giustizia. La Squadra Mobile della Questura di Napoli ha notificato oggi un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre presunti affiliati al clan Lo Russo ritenuti responsabili dell’omicidio di Stravato, avvenuto a Napoli, nella zona di Marianella, il 23 ottobre del 2015, nell’ambito di una faida interna.
La vittima tentò inutilmente di sfuggire alla ferocia dei killer: fu inseguito tra i palazzi, per cinquanta metri. A fermare la sua corsa furono un colpo alle gambe, uno al collo, e due alla schiena. Stravato, alla fine, fu giustiziato con un colpo di grazia sparato alla testa.
I presunti autori dell’omicidio – componenti un commando giovanissimo di assassini – sarebbero, secondo gli inquirenti, Luigi Cutarelli, 22 anni, Ciro Perfetto, 22 anni, e Vincenzo Carrino, 24 anni. I riscontri alle indagini della Polizia di Stato sono stati forniti dal capoclan Carlo Lo Russo e dal suo uomo di fiducia, Mariano Torre, entrambi collaboratori di giustizia.
Raffaele Stravato decise di schierarsi con un gruppo di ‘dissidenti’ del clan, fondato da Salvatore Scognamiglio (ucciso il 5 agosto 2011), che non poteva sopportare la reggenza del figlio di un boss pentito, cioè Salvatore Lo Russo.
Più veloce, il 5 agosto del 2011, fu invece la fine di Salvatore Scognamiglio: i sicari, sempre nell’ambito di una faida interna al clan, lo eliminarono insieme con un altra persona, in soli 7 secondi, in una sala scommesse di Miano, davanti ai clienti. L’omicidio fu ripreso dai sistemi di videosorveglianza.(ANSA).