ACERRA – POMIGLIANO (Nello Lauro- Il Mattino) – Anno nuovo, numeri vecchi. La corsa agli sforamenti delle polveri sottili non accenna a fermarsi. Anzi. Nei primi 9 giorni del 2018 le centraline Arpac di Acerra e Pomigliano d’Arco hanno già sfondato il muro dei 50 microgrammi per metro cubi al giorno rispettivamente 8 e 7 volte. Siamo quasi al 100%. Numeri inquietanti associati a quelli già pessimi del 2017: in Campania sono state 14 le città fuorilegge per la qualità dell’aria, un peggioramento rispetto allo stesso periodo del 2016 quando erano 10 le città campane malate di smog. La maglia nera e il record di sforamenti dell’anno appena trascorso è andata a Pomigliano D’Arco dove i giorni di superamento sono stati 115, seguita da San Vitaliano con 104, e Volla con 84. Non è migliore l’aria nelle città capoluogo di provincia: a superare nel 2017 la soglia di polveri sottili consentita per legge sono state Caserta con 53 giorni di sforamento, poi Avellino con 47 e Napoli con 43. La colpa? Prima di tutto della circolazione veicolare (peraltro in Campania resiste il parco auto più vecchio d’Italia) ma anche, nell’inverno ormai avanzato, del riscaldamento acceso, di stufe e di camini. La partenza del 2018 è stata anche peggiore dei precedenti con i numeri choc di Capodanno, un trend negativo che non ha soluzione di continuità. L’allarme continua da parte di Isde, i medici per l’ambiente e da Legambiente Campania che chiedono da tempo soluzioni. Non solo: per i medici non è più più sufficiente parametrare il solo dato di numeri di giorni di sforamento del limite ammesso di legge per avere chiaro il riferimento della qualità dell’aria, ma oggi è importante anche conoscere e monitorare la concentrazione media annua di particolato, specie ultrafine pm 2.5, cioè le polveri sottili più pericolose e mortali per la salute. Allo stato attuale, però, anche gli strumenti in vigore sono trascurati: il piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria approvato nel 2007 e aggiornato nel 2014 è solo una fiera delle intenzioni. Amaro il commento di Antonio Gallozzi, direttore regionale di Legambiente Campania: “Siamo sempre alle solite, purtroppo nulla riesce a cambiare”. Nonostante le campagne di medici, associazioni la situazione sempre addirittura peggiorare: “È così: i dati dell’organizzazione mondiale della sanità sono impietosi – continua Gallozzi – l’inquinamento dell’aria porta malattie e morte, ma in pochi lo percepiscono come un problema reale. Abbiamo difficoltà anche a spiegarlo nelle scuole aggiunge è una situazione che non si tocca e quindi ancora più complicata”. Secondo gli esperti la colpa è soprattutto dei sindaci, massima autorità della salute pubblica sui loro territori: è un dato di fatto che nei centri a più alta concentrazione di Pmi non esiste, o non viene applicato, un piano traffico. Le ordinanze antismog che fermano la circolazione dei veicoli più inquinanti in determinati giorni, imposte dalla legge al raggiungimento degli sforamenti, sono di fatto disattese. «Andrebbe fatta una politica di sistema con tutti i livelli istituzionali (Città Metropolitana e Regione) per cercare di trovare una soluzione unica per tutti», sottolinea Gallozzi. Tentativo che venne avviato alcuni anni fa, quando la Regione provò a immaginare un’unica, grande ztl tra Napoli e la sua provincia. Non cambiò nulla, e anzi la situazione è peggiorata con il peggiorare del sistema di trasporti pubblici. Proposte, leggi, campagne. Tutto all’aria. Come combattere una guerra nucleare con uno stuzzicadenti.