NAPOLI – Hanno prima bloccato la strada, con le loro moto. Poi hanno picchiato con calci, pugni, con il casco, chi aveva chiesto di passare. E mentre c’era chi, armato di pistola, infieriva sulla vittima – un poliziotto, e su sua moglie, che provava a difenderlo – altri colpivano l’automobile a bordo del quale c’erano i figli dell’agente, due bambini terrorizzati. Ed ancora, nel branco anche due donne – una delle quali appartenente alla nota famiglia camorristica degli Amato-Pagano – che incitavano alla violenza così: “E’ una guardia, uccidetelo”. E’ accaduto lo scorso 26 giugno, a Napoli, nel cuore della Movida. Oggi sono state eseguite le ordinanze di custodia cautelare: due un carcere e sei ai domiciliari. E’ una sequenza lucida e violenta quella ricostruita dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli diretti da Luigi Rinella. Una sequenza messa in atto da un branco composto quasi interamente da ventenni, ma non solo, proveniente dall’area a nord di Napoli, che per una banalità hanno messo in atto un vero e proprio pestaggio. Il tutto in una delle zone della Movida napoletana, Mergellina, all’altezza degli chalet del lungomare partenopeo, tra la folla, anche se nessuno è intervenuto.
E’ li’ che lo scorso 26 giugno in otto arrivano e con le loro moto bloccano la strada. Il poliziotto chiede di passare ma loro mettono di traverso una moto che impedisce ancora di più la circolazione. E’ allora che l’agente decide di qualificarsi ed è allora che scatta la violenza. Iniziano a colpirlo con calci, pugni, con il casco. In prima linea c’è Maurizio Pomo, 43 anni, armato, con precedenti, considerato il leader del gruppo. La moglie dell’agente interviene ma viene colpita anche lei. C’è poi Donato Belardo, incensurato, 22 anni: colpisce con il casco, più volte, e rapina un orologio al poliziotto, un ricordo del padre. Ed ancora, nel branco anche Monica Amato, 29 anni: è la figlia di Rosaria Pagano, esponente di spicco dell’omonimo clan e arrestata dalla Squadra Mobile lo scorso gennaio, ed è nipote di Pietro Amato, fratello del più noto Cesare, quest’ultimo capoclan dei cosiddetti ‘scissionisti’ di Scampia. Quando capisce che la vittima è un poliziotto, insieme all’altra donna presente, Concetta Madonna, incensurata, non fa che urlare di ucciderlo. E’ solo dopo la rapina, che il branco ‘si calma’. Ed è allora che scattano immediatamente le indagini. “Ci siamo messi nei panni di un comune cittadino che attraversa la movida e incontra un branco”, ha sottolineato Rinella. Una indagine condotta grazie allo screening dei veicoli, i sistemi di videosorveglianza, e anche con la denuncia di una lite che uno degli aggressori, Belardo, ha fatto per provare a tutelarsi. “E’ un fatto grave, emblematico di cosa è la movida napoletana e di cosa accoglie nel suo ventre – ha sottolineato in conferenza stampa il questore di Napoli, Antonio De Iesu – E’ un fenomeno difficile da gestire, complesso. E noi volevamo dare un segnale ai branchi che invadono la città, anche armati”. (ANSA).