NOLA- “Un tragico attimo, un infinito dolore”. Hanno affidato ad uno striscione l’ultimo saluto ad un amico, ad un fratello. I tantissimi giovani che ieri mattina hanno affollato la parrocchia dell’Immacolata a Piazzolla per l’addio al 18enne Arcangelo Sepe hanno utilizzato il loro linguaggio, quello degli spalti, della poesia urbana, dei graffiti. Poche parole per esprimere l’enorme angoscia di una perdita mille volte inaccettabile. Perché è impensabile accettare la morte di un ragazzo, e “quella” morte: durante una serata di svago, su un’automobile con gli amici. Ed è inaccettabile che per quella morte ci sia un responsabile, che oggi piange la sua sorte e quella dell’amico fraterno. Ieri è stata una domenica cupa per Piazzolla e per Nola. In tanti hanno raggiunto la parrocchia dell’Immacolata per stringersi a papà Alfonso e mamma Rita ed alla piccola Rossella, sorellina tredicenne di Arcangelo, morto a seguito delle gravissime ferite riportate dopo l’incidente di via Stella che ha spezzato, in un modo o nell’altro, quattro vite. Ha spezzato la sua, che sulla Nissa Quasquai viaggiava sul sedile posteriore e che, quando si è ribaltata, non ha avuto scampo. Si è spezzata quella di Biagio, amico fraterno che guidava il Suv della nonna, che secondo i test dei carabinieri quella sera aveva bevuto e fumato e che poco dopo l’incidente è stato arrestato per omicidio stradale. Ha spezzato l’esistenza di Carmine, l’amico che ha riportato le ferite più gravi e rischia ancora la vita, e quella di Domenico, miracolosamente illeso nel corpo, chissà nell’anima. Della tragedia di via Stella a Nola resterà un drammatico ricordo che non è solo cronaca ma anche vita. Una movida spericolate e senza regole, giovanissimi che divorano le tappe della loro esistenza come fossero “shottini”al bancone di un bar e affrontano la curva della loro giovinezza spericolatamente. Esistenze bellissime sfigurate da una voglia di superare ogni limite. In una corsa forsennata contro se stessi. E contro Dio.