venerdì, Novembre 22, 2024
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Morbillo: in Italia casi raddoppiati nel giro di un anno

Il morbillo è lontano dall’essere debellato in Italia: nel 2016 i casi sono raddoppiati rispetto all’anno precedente. Tra novembre 2015 e aprile 2016 si è verificata un’epidemia di morbillo in due Regioni italiane, che ha coinvolto soprattutto la popolazione Rom/Sinti (in Lombardia) e l’ambito nosocomiale (in Emilia-Romagna). In totale sono stati segnalati 67 casi, tutti collegati epidemiologicamente e/o virologicamente, di cui 43 casi in tre campi nomadi a Milano, 17 casi a Parma, e sette a Piacenza. L’epidemia è stata descritta nell’articolo “Outbreak of a new measles B3 variant in the Roma/Sinti population with transmission in the nosocomial setting, Italy, November 2015 to april 2016” (Eurosurveillance, Volume 21, Issue 20, 19 May 2016). Quaranta dei 43 casi verificatisi a Milano hanno coinvolto soggetti di etnia Rom/Sinti e 3 casi hanno riguardato migranti residenti nei campi coinvolti nel focolaio. L’età mediana è stata pari a 4 anni (range: 5 mesi-29 anni) e tutti, a eccezione di un caso, non erano vaccinati al momento del contagio. Il focolaio si è poi diffuso nelle città di Parma e Piacenza, soprattutto in ambito nosocomiale, dopo il ricovero, a Parma, di un paziente infetto (impiegato nei pressi di uno dei campi Rom coinvolti dal focolaio milanese), e la trasmissione del virus ad alcuni visitatori e operatori sanitari. In totale, 7 dei 17 casi segnalati a Parma erano operatori sanitari. L’età mediana dei casi di Parma è stata 37 anni (range: 22-49 anni) e nessuno di questi era stato vaccinato contro il morbillo. A Piacenza, il focolaio, originato da un dipendente ospedaliero, ha coinvolto 7 persone, tutte non vaccinate, con un’età mediana di 40 anni (range: 35-68 anni). Oltre al caso indice (dipendente ospedaliero), si sono verificati 4 casi tra operatori sanitari e 2 casi tra i familiari di questi ultimi. Nelle due Regioni, sono state segnalate numerose complicanze (soprattutto tra gli operatori sanitari in Emilia-Romagna), tra cui 9 casi di polmonite (seguita, in 3 casi, da insufficienza respiratoria acuta), 7 casi di diarrea, 5 epatiti, 3 casi di cheratocongiuntivite, 2 casi di otite, 1 pericardite, 1 caso di trombocitopenia e 1 caso di Guillain-Barré. Oltre un terzo dei casi è stato ricoverato. L’Italia è uno dei 18 Stati membri della Regione europea dell’Oms in cui non è stata ancora interrotta la trasmissione endemica del morbillo e, come evidenziato dall’articolo, continuano a verificarsi epidemie con numerose complicanze e ricoveri. L’epidemia è stata causata da una nuova variante del genotipo B3 del virus del morbillo, probabilmente introdotta in Italia da un caso importato. La stessa variante è stata identificata in casi di morbillo segnalati in Spagna, Germania e nel Regno Unito, e più recentemente in Romania. Eppure secondo la strategia sviluppata dal Ministero della Salute, la malattia avrebbe dovuto scomparire fra il 2011 e il 2015. Inoltre nel mese di ottobre 2016 sono stati segnalati 58 casi di morbillo, portando a 650 i casi (possibili, probabili o confermati) totali segnalati dall’inizio dell’anno. Nel 2016, 19 Regioni e P.A. hanno segnalato casi di morbillo, anche se l’85% circa dei casi proviene da sole sei Regioni, tra cui Campania, Lombardia, Calabria, Emilia-Romagna, Sicilia, e Lazio. La Calabria ha riportato il tasso d’incidenza più elevato (3,8 casi/100.000 abitanti). Nel mese di ottobre non sono stati segnalati casi di rosolia (27 casi in totale dall’inizio dell’anno). Questi i dati nazionali del sistema di sorveglianza integrata del morbillo e della rosolia riportati nell’ultimo numero (pdf 1,5 Mb) del bollettino mensile Morbillo & Rosolia News. È però ancora presto per parlare di un completo fallimento del programma, sostiene Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti“. Per bloccare la presenza del morbillo in Italia, almeno il 95% delle persone deve essere immune. Questo significa che il 95% delle persone nate a partire dal 1964 devono aver ricevuto due cicli di vaccino. Il morbillo una delle malattie più contagiose: si trasmette per via aerea sotto forma di piccole goccioline o tramite contatto diretto. Una persona è contagiosa già quattro giorni prima dei sintomi, e lo rimane per ulteriori quattro giorni. Normalmente si guarisce in un lasso di tempo fra i cinque e i dieci giorni, ma la malattia indebolisce il sistema immunitario per settimane. In caso di complicazioni, queste possono trascinarsi per settimane o addirittura mesi. In Europa si registra un decesso ogni 3000 casi.

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