lunedì, Novembre 25, 2024
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Avella: il Comune chiede il dissequestro della pineta in cui morì Sonia

AVELLA (Bianca Bianco- Il Mattino)- E’ diventata il simbolo di una morte assurda ed ancora inspiegabile. La pineta comunale del Fusaro da oltre un anno e mezzo ricorda a tutti, coi suoi cancelli sprangati e l’erbaccia che copre le giostrine, la tragica morte di Sonia Cuomo, la ventenne caduta in un dirupo e morta il primo maggio del duemilaquindici proprio in questo luogo prima ameno ed oggi funereo. A diciannove mesi da quel dramma sul quale si continua ad indagare per volontà della famiglia della ragazza dopo l’archiviazione del caso per morte dell’unico indagato, il Comune di Avella chiede che quel luogo che ha sempre rappresentato i sentimenti di spensieratezza di chi la frequentava per svagarsi e godere del fresco del Fusaro ritorni ad aprire i cancelli e ad accogliere famiglie e bambini. Con delibera di giunta comunale numero 82, l’amministrazione comunale ha deciso di intraprendere il primo atto necessario per superare lo scoglio della giustizia e della burocrazia ed ha conferito all’avvocato Valerio Freda l’incarico di chiedere il dissequestro dell’area verde dedicata a Baden Powell, fondatore degli scout che ad Avella hanno un nutrito ed affiatato gruppo. Un dissequestro motivato non solo dalla volontà dell’ente avellano di procedere alla riapertura dell’area pic-nic, ma anche di impedire il suo utilizzo abusivo e di consentire che vengano effettuati quei lavori di messa in sicurezza necessari e non più procrastinabili, soprattutto alla luce di quanto accaduto alla giovane e sfortunata Sonia Cuomo. La ragazza napoletana morì il primo maggio del duemilaquindici mentre con un’amica si era spostata in una piccola radura retrostante la pineta, un fazzoletto di terra che affaccia sul torrente sottostante. Per uno sfortunato caso, Sonia perse l’equilibrio e cadde di spalle morendo sul colpo. Il suo corpo fu recuperato dopo alcune ore a causa della particolarità della zona, che degrada verso il torrente attraverso una strada secondaria su cui furono molto complesse le operazioni dei vigili del fuoco e dei carabinieri. Alla sua morte seguirono le indagini e la richiesta del sostituto Roberto Patscot di sequestrare l’intera pineta in cui Sonia aveva trascorso le sue ultime ore felici insieme ad una comitiva di amiche per consentire il lavoro degli inquirenti. Nel giardino sono state dunque compiute tutte le verifiche necessarie a comprendere le dinamiche di quanto accaduto e risalire alle responsabilità. Il primo atto della Procura irpina fu l’iscrizione nel registro degli indagati del responsabile dell’Ufficio tecnico comunale, con l’accusa di omicidio colposo. Una indagine poi archiviata lo scorso novembre perché il funzionario è poi deceduto, sebbene la famiglia della ragazza abbia espresso la volontà di ricorrere affinché siano verificate altre eventuali responsabilità. Mentre la giustizia, coi suoi tempi lenti e tassativi, faceva il suo corso, molte stagioni si sono allungate sulla pineta che oggi appare una selva in cui erba alta e sporcizia ricoprono anche i ricordi di tante generazioni di avellani.

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