Da un paio di giorni, WhatsApp chiede ai propri utenti di accettare i nuovi termini di servizio. “Bene, se ancora non avete accettato, il consiglio che possiamo darvi è: non fatelo”, scrive sulla pagina Facebook ‘Una vita da social’ la polizia di Stato che sottolinea: “O almeno, se non sapete che cosa comporterà il dire sì alla nuova policy, fermatevi e leggete le nuove regole”.
“Da adesso infatti Facebook può ‘spiare’ su WhatsApp: numeri di telefono, contatti e altri dati che passeranno automaticamente anche al social network di Zuckerberg, proprietario tra le altre cose, anche della popolare piattaforma di instant messagging – avverte la polizia – Per evitare questo esistono due vie: la prima è semplicissima, quando arriva l’avviso, invece di accettare i termini basta digitare su ‘Leggi’. In questo modo si aprirà la finestra con il nuovo ‘contratto’ in cui poter scegliere di rifiutare le nuove condizioni sulla privacy”.
“Se invece, come spesso capita, si è già chiuso il pop up senza nemmeno leggere cosa stava chiedendo immaginando si trattasse solo di un aggiornamento, non bisogna temere, esiste una soluzione – si legge – Per bloccare il consenso all’utilizzo dei dati da parte di Facebook si hanno 30 giorni di tempo. Ma come si fa? Semplice. Cliccando su ‘Impostazioni’, poi su ‘Account’ e infine sulla spunta accanto alla voce ‘Condividi Info Account’. In questo modo – almeno per ora – si è al riparo dalle pubblicità troppo ‘calzanti’ su Facebook”.
Concretamente cosa cambia? “Se si accettano le nuove condizioni, il social network da 1,7 miliardi di utenti potrà attingere (anche) ai dati del telefonino per inviare all’utente messaggi pubblicitari sempre più mirati mentre si naviga sulla sua piattaforma o per consigliare potenziali amici da aggiungere alla propria cerchia – spiega la polizia – Potrà capitare di vedere fra i suggerimenti di Facebook il nome e il volto di una persona con cui si è appena entrati in contatto su WhatsApp. O di imbattersi sul social network nella pubblicità di un’azienda che conosce il numero di telefono di un utente”.
“Al passaggio di informazioni alla casa madre il fine è duplice: profilazione a beneficio della personalizzazione della pubblicità sul social network e un più generico miglioramento dei servizi – conclude il post – Nel secondo caso non c’è nulla da fare, piaccia o no le due applicazioni condivideranno le informazioni. Nel primo, invece, ci si può esplicitamente rifiutare seguendo la procedura già citata più in alto”. (Adnkronos)