lunedì, Novembre 25, 2024
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Leandra torna a casa, ora la famiglia chiede giustizia

NOLA (Bianca Bianco)- Bentornata a casa Lea. Il 24 giugno Leandra Romano è tornata a Brusciano, nella sua casa, nel suo letto,  dopo 224 giorni di interminabile esilio in una clinica specializzata di Telese. Un confino necessario per guarire le ferite fisiche e morali di quel 13 novembre, quando mentre passeggiava in via Onorevole Napolitano fu aggredita con un’ascia da Pasquale Rubino, oggi in carcere a Secondigliano, rinchiuso nel reparto psichiatrico. I medici le hanno detto che sì, può stare con i suoi familiari, viversi questa estate con chi le vuole bene, sebbene debba continuare lunghe e dolorose terapie in day hospital per altro tempo ancora. Non è guarita, e lo sa, il percorso è lungo e difficile. Ma Leandra, 27 anni ed una laurea in Economia e Commercio, non è una ragazza come le altre.  E’ coraggiosa. E lo ha dimostrato lo scorso 8 giugno quando ha voluto assistere alla prima udienza del processo contro l’uomo che le ha stravolto la vita. Si è presentata in aula con il consenso dei medici ed ha assistito compita, forte, all’intera discussione. Una roccia, Leandra, che ora attende giustizia insieme ai suoi genitori ed a sua sorella.

IL PROCESSO- La famiglia Romano reclama giustizia. Una giustizia che potrebbe tirare un colpo basso. Rubino è stato dichiarato non capace di intendere e di volere al momento del fatto dalla perizia dei consulenti del tribunale di Nola. E quindi potrebbe essere assolto. La difesa di Leandra ha controdedotto chiedendo un approfondimento disposto dal giudice e che dovrà essere depositato a breve. Si punta al vizio parziale di mente per ottenere una condanna e non solo la restrizione, scontata, in una struttura psichiatrica. Nel frattempo va avanti anche la querela presentata già a novembre per chiedere alla procura, che sta indagando, eventuali responsabilità sul mancato ricovero di Rubino prima dell’aggressione. La famiglia di Leandra si chiede perché non fu disposto il trattamento sanitario obbligatorio per quel giovane che solo pochi giorni prima aveva aggredito un familiare con un martello. “Faremo il possibile per avere la completa chiarezza su questa storia perché ci sono troppi nodi da sciogliere”. Troppe domande irrisolte, troppi dubbi e soprattutto uno: la bella Leandra poteva evitare l’infame sorte cui è andata incontro la sera di San Felice?

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