NOLA (Bianca Bianco)- Un anno di messa in prova. Per un anno dovranno lavorare sodo e dimostrare di essere cambiati, maturati, di avere capito quello che hanno fatto. I quattro ragazzi di Nola accusati di avere massacrato di botte il clochard Vaclav in una nerissima notte di marzo dello scorso anno potranno evitare il carcere grazie all’ordinanza del giudice minorile che ha disposto per loro la messa in prova per i prossimi 365 giorni. Il giudice Avallone del Tribunale dei Minori di Napoli ha ritenuto che i quattro, minorenni all’epoca dei fatti ma oggi tutti diciottenni, abbiano la possibilità di redimersi, di dimostrare che dall’abominio compiuto hanno tratto una lezione di vita che non dimenticheranno e che non torneranno a delinquere. Al termine di una lunga valutazione degli atti e delle condotte dei giovanissimi nolani tenute in questi mesi, ha stabilito con ordinanza che i quattro avranno un anno di “messa in prova”. Il giudice ha anche scelto le attività che dovranno svolgere nei prossimi mesi: saranno impiegati in maniera volontaria presso una associazione di San Giuseppe Vesuviano che si occupa di accoglienza dei migranti, una scelta mirata da parte del tribunale che ha così deciso di mettere i quattro dinanzi la realtà di chi è lontano dal proprio Paese, degli stranieri e dei senza fissa dimora come Vaclav, il quarantenne ceco che divenne bersaglio e vittima della loro rabbia e violenza la notte del 17 marzo del 2015. Dovranno poi occuparsi della manutenzione del parco pubblico del rione “Stella” di Nola, per risarcire la comunità nolana del danno di immagine inferto con la loro azione. Per quelli che praticavano anche a livello semi agonistico lo sport, il giudice ha poi disposto che continuino ad allenarsi nella loro squadra ed a giocare. Per tutti, infine, la richiesta di frequentare con costanza e profitto la scuola (sono ancora iscritti alle Superiori). Al termine di questo anno di prova, il giudice valuterà il dossier degli educatori e riascolterà i quattro giovani per capire se il volontariato, lo studio, lo sport, il lavoro per la città saranno serviti a riabilitarli e ad estinguere il reato. Sarà un anno lungo, faticoso, ma i quattro ragazzi hanno reagito con “sollievo” alla notizia di avere evitato misure ben più dure. Il povero Vaclav, intanto, continua la sua vita di senza tetto. Povero ma sorridente, sembra avere superato lo choc di quella notte di follia. Una notte che Nola non dimenticherà. Il clochard si trovava nella casetta abbandonata delle Ferrovie dello Stato quando fu pestato a sangue dal gruppetto di giovani. Fu salvato solo dall’intervento di alcuni residenti, finì in ospedale con le gambe spezzate e la testa rotta. Un caso che indignò l’opinione pubblica nolana e finì sulle cronache nazionali per la barbarie di chi aveva agito e per l’assoluta assenza di un movente. “Non sappiamo perché lo abbiamo fatto” hanno sempre detto i ragazzini ai giudici. Ora avranno un anno di tempo per capire cosa e perché li ha mossi quella notte e quale deprecabile errore abbiano compiuto.