sabato, Novembre 23, 2024
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Papa Francesco telefona a Diego, l’uomo abusato da un prete che insegnò nel Nolano

NOLA- Il Papa ha preso un impegno: si occuperà del caso di Diego (nome di fantasia), l’uomo di Ponticelli che ha denunciato molestie da un sacerdote don Silverio Mura che, negli anni in cui insegnava religione, ha prestato servizio in un istituto scolastico dell’area nolana. Diego per dodici giorni ha effettuato lo sciopero della fame per chiedere giustizia dopo anni di denunce. L’altro giorno il suo avvocato ha ricevuto la chiamata della segreteria del Pontefice cui aveva indirizzato una lettera di aiuto e sostegno. Papa Francesco si occuperò della sua vicenda chiedendo alla Congregazione della dottrina della fede ed alla Curia di Napoli di chiudere rapidamente l’inchiesta aperta due anni fa a carico del prete che avrebbe abusato di Diego. Una storia che risale a due decenni fa e che ha segnato l’uomo profondamente.

LA STORIA DI DIEGO- Nato in una famiglia normale, madre insegnante e padre operaio, due fratelli ed una infanzia tranquilla, Diego nell’anno scolastico 88/89 frequentò la scuola media in cui insegnava don Silverio Mura, che era pure parroco nel quartiere di Ponticelli. A tredici anni, ha poi raccontato nel suo memoriale e denunciato grazie anche alla Rete L’Abuso che lo ha sostenuto in questa battaglia, avrebbe subito abusi dal sacerdote. Molestie durate più di tre anni, oscene e terribili da ricordare e raccontare. E che subisce in silenzio, schiacciato dalla paura e dai rapporti di amicizia intanto creatisi tra il prete e la sua famiglia. Solo a 17 anni Diego riesce a staccarsi dalla morsa del sacerdote ed a liberarsi, ma le ferite dell’anima sono troppe. Conosce una ragazza, ad appena venti anni si sposano e fanno nascere un bambino, si trasferiscono, creano una famiglia solida. Oggi hanno tre figli, ma con il ritorno in Campania torna anche la figura del prete nella sua vita. Ed è a questo punto che i ricordi riaffiorano. Comincia ad avere attacchi di panico, vomiti e diarree, a seguito del riemergere del trauma finché nel settembre 2009, in servizio, sviene e viene ricoverato. Comincia a stare sempre peggio, con attacchi di panico, vomito, diarrea, vertigini, capogiri. Seguiranno altri ricoveri nell’ottobre 2012, per dolori addominali e poi nel febbraio 2014, a seguito di altro svenimento. Grazie ad una terapia psichiatrica iniziata nel 2009, Diego decide di parlare prima col sacerdote e poi di rivolgersi al cardinale Sepe. Da allora ha inizio la sua battaglia tra denunce alla polizia di Nola, ai carabinieri e il sostegno della Rete l’Abuso, mentre il prete continua a fare il parroco nel Vesuviano e poi, rimosso per motivi non precisati, l’insegnante di religione nel Nolano. In questi anni, si scopre, ha continuato ad insegnare a ragazzini dai 10 ai 14 anni.

LE DENUNCE- Diego, assistito dal suo avvocato e dalla famiglia (oggi non è solo padre di tre figli ma anche nonno ad appena 40 anni), porta avanti la sua battaglia arrivando sui media di tutto il mondo. Scrive di lui persino il Washinghton Post, si occupa di lui la tv di Stato della cattolicissima Polonia mentre in Italia seguono la sua vicenda programmi di culto come Chi l’ha visto e Le Iene. Ma nulla cambia, la Curia di Napoli inizia una indagine che però da due anni non porta a sbocchi e allora Diego, che intanto ha minacciato anche il suicidio ed oggi ha un lavoro d’ufficio ed uno stipendio che non lo aiuta a sostenere la famiglia, decide due settimane fa di iniziare lo sciopero della fame. Durante lo sciopero l’avvocato dell’uomo scrive di nuovo al Papa che, dopo dodici giorni di protesta, fa chiamare il quarantenne ed assicura che si arriverà ad un epilogo delle indagini. Nel frattempo il prete, che la Curia di Napoli aveva assicurato fosse in una comunità “per sacerdoti come lui”, oggi sarebbe tornato nel Vesuviano.

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