ACERRA/NOLA- “Mi chiamo Cipolletta Andrea ed ho ucciso un ragazzo”. Questa la sconvolgente dichiarazione che il presunto killer di Vincenzo De Stasio, 25enne fidanzato della figlia, fa ad un carabiniere della caserma di Nola. E’ l’epilogo di una notte sconvolgente, quella in cui ha ucciso il compagno di sua figlia: “Non volevo farlo- ha poi detto agli inquirenti- lui ha tirato fuori la pistola, io ho tentato di disarmarlo ed è partito un colpo. A quel punto l’ho messo in macchina perché volevo portarlo in ospedale, ma mi sono accorto che era morto e l’ho lasciato lì”. L’ha lasciato in una Panda, a Napoli vicino alla stazione centrale. Poi inizia la sua notte di pentimento e angoscia. Arriva con l’auto a San Gennaro Vesuviano, di fron te la caserma dei carabinieri. Ma a quell’ora, di notte, è chiusa. Funziona solo il 112. Risponde Nola, l’operatore chiede: “Cosa deve segnalare”, Cipolletta piange: “Ho ucciso un ragazzo”. Poi lo ripete ai carabinieri arrivati da Nola per portarlo presso la Compagnia, qui verrà interrogato per ore dal pubblico ministero presso la procura nolana che alla fine emette decreto di fermo per omicidio volontario.
“Ho ucciso un ragazzo” dice Andrea Cipolletta, 46 anni, nato a Mugnano di Napoli ma trasferitosi ad Acerra dove vive con la moglie Rosa e tre figlie. Quel ragazzo è Vincenzo Di Stasio, muratore napoletano, fidanzato della figlia Mariarca da ottobre. Lei era incinta, lui voleva sposarla, il padre non voleva. Una serie di litigi, poi il confronto conclusosi con la tragica sparatoria. Cipolletta, ex autista dell’Eavbus, si difende: “Non volevo, la pistola era sua”. Una spiegazione che non convince gli investigatori: i colpi, la dinamica, la pistola dalla matricola abrasa. Troppi puzzle di un mistero che deve essere ancora completamente svelato. Nel frattempo Cipolletta è finito a Poggioreale.