di Bianca Bianco
Incubi infantili che si trasformano in un incubo reale. E l’angoscia del lettore che sale di pagina in pagina. Emanuel Carrere con “La settimana bianca”, romanzo del 1995, ha scritto il libro perfetto condensato in 121 pagine di orrore. Un crescendo di ansie che inchiodano il lettore prima di svelargli il crudelissimo finale.
Il protagonista è Nicolas, bimbo di otto anni introverso e pieno di ansie che raggiunge i compagni di classe in montagna per una settimana bianca. E’ un bambino come tanti di noi alla sua età, imbambolati dalle nostre paure e dalle ansie prevaricanti degli adulti. Tra questi c’è il padre che sceglie di accompagnarlo in auto piuttosto che farlo salire su un pullman coi coetanei. Eppure Nicolas non è solo un ragazzino timido. Le sue paure, che all’inizio il lettore è portato ad osservare con tenerezza, diventano a poco a poco un disagio impenetrabile. I suoi timori diventano angoscia per chi legge tramutandosi in una spirale soffocante.
Il bambino svela una inquietudine profonda immaginando storie truculente, la morte violenta dei genitori, il rapimento dei fratellino, teste di compagni di classe mozzate da improbabili sicari. Una spiccata fantasia horror che accompagna nel racconto di Carrere il crescendo angustiante della trama. Mentre Nicolas trascorre la sua “settimana bianca” un bimbo della sua età viene realmente rapito e poi trovato violentato e ucciso a duecento km dallo chalet.
Le tensioni notturne diventano macabra cronaca e il racconto onirico si trasforma in spietata realtà. Il corto circuito tra sogno e cronaca è portato avanti magistralmente da Carrere che a poco a poco, grazie all’innesco di un fatto disturbante ma reale, riesce a farci comprendere il motivo delle mille paure di Nicolas per poi spiattellarci la verità con un finale “tagliente come una lama”.