(di Isabella Savinelli) Giorgio Fontana è un giovane scrittore italiano, conosciuto come “scrittore di fiction” colorite di didattica e di politica. Il suo ultimo romanzo, che chiude il dittico su magistratura e giustizia iniziato con “Per legge superiore”, è “Morte di un uomo felice” pubblicato da Sellerio lo scorso anno. Il libro è vincitore del premio Campiello 2014 e del premio Loria 2014, è stato tradotto in diverse lingue, letto da una larga fetta di lettori ed è dedicato agli anni di piombo e a un’Italia talvolta indifferente al proprio passato.
Siamo nella Milano del 1981, nella fase terroristica italiana più feroce. Il protagonista, Giacomo Colnaghi, vive a Saronno, è un magistrato giovane e brillante che da tre anni si occupa di lotta armata, aperto al dialogo, democratico e cattolico. Oltre a ciò ha anche una vita familiare sofferta: la moglie alterna alla sua insoddisfazione piccoli momenti di vita intensa, dei due figli, uno è pieno di ansie e paure, del padre, operaio comunista che faceva parte dei movimenti partigiani antifascisti, resta solo un ricordo. A causa del suo lavoro vive lontano dalla sua famiglia e questa situazione non lo fa sentire né un buon marito, né un buon padre. Aiutato dai suoi due colleghi, il sostituto procuratore Micillo, casertano di buona famiglia, e il giudice friulano Caterina Franz, comunista seria e distaccata, indaga sulle attività di una nuova banda armata di estrema sinistra responsabile dell’assassinio del medico chirurgo Vissani, politico democristiano. Tra eventi reali e immaginari che sfiorano i principali misfatti degli anni di piombo, Colnaghi, grazie anche alla collaborazione di alcuni pentiti, riesce a farsi strada nella ricerca del colpevole incamminandosi verso un finale toccante e inaspettato, nonostante il titolo del libro, che lega il suo destino a quello del padre, la cui storia è costantemente rievocata.
Giorgio Fontana, attraverso una narrazione limpida e avvolgente e una trama ben strutturata, ha ambientato la sua storia nella Milano del 1981, nella fase terroristica italiana degli anni Ottanta che chiude la violenta parentesi degli Anni di piombo e che sferza gli ultimi e brutali contraccolpi. Il protagonista di questo romanzo, Colnaghi, è un magistrato giovane, idealista, integerrimo, tutto volto a ricomporre il puzzle della vita umana e della propria vita familiare; è un personaggio vivo, reale che, come gli altri che gli gravitano intorno, si ispira all’ideale della giustizia scontrandosi con i risvolti oscuri della politica e della storia del mondo circostante. Dietro agli uffici di procura, agli interrogatori e agli spostamenti si nasconde la vera ricerca di Colnaghi che è una ricerca interiore, tutta incentrata a sondare il significato morale e filosofico della giustizia, a scoprire il limite tra la colpa, la pena e il perdono, a cercare di dare una risposta alla solita e banalissima domanda “come spieghi a un bambino la morte del suo papà?” e le riflessioni su queste tematiche riempiono le pagine più intense del libro. Quella che emerge dalle pagine di questo romanzo, dunque, è la voce di un’intera nazione che cerca di elaborare un dramma storico ed esistenziale, consapevole di vivere una storia fatta di torti e di lacerazioni reciproche a cui il protagonista tenta di dare un senso, una verità, una soluzione. Anche a costo della vita.
TITOLO: Morte di un uomo felice
AUTORE: Giorgio Fontana
EDITORE: Sellerio
ANNO: 2014
PAGINE:261
PREZZO: 14.00 €