martedì, Novembre 26, 2024
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Nola, ecco perché Montezuma andrebbe abbattuto (ma una soluzione c’è)

NOLA- Montezuma va abbattuto. E’ ammalato ed insicuro. Lo scrivono e sottoscrivono nella loro relazione i periti Saracino e Cona, chiamati dall’amministrazione Biancardi a verificare la condizione del patrimonio arboreo cittadino. La condanna a morte è scritta in termini che ad un perito agrario o ad un ingegnere ambientale potranno dire qualcosa ma al cittadino comune un po’ meno. Il responso però è inequivocabile.

. Il Taxodium mucronatum (nome scientifico dell’alto ed elegante fusto che si trova nella villa comunale) soffre per la “aggressività dei patogeni sui tessuti legnosi di sostegno e di conduzione idraulica (durame e alburno)” e la stima di sicurezza dopo le prove Sim chieste a gran voce dai cittadini danno un fattore inferiore alla soglia minima. “Pertanto il responso definitivo del professionista è quello di procedere all’abbattimento controllato dell’albero” si legge nella relazione incollata quasi integralmente ed allegata dall’amministrazione per rendere al massimo trasparenti le ragioni di una scelta che non incontrerà i favori degli ambientalisti, quelli che da mesi chiedono di salvare gli alberi.

“In alternativ- si legge nella relazione- , considerato il pregio della pianta, propone la sua messa in sicurezza mediante consolidamento a terra che  prevede l’impiego di almeno 4 cavi di acciaio ancorati al suolo con plinti. Questi devono essere equidistanti dal fusto minimo 7 m. In tal modo l’area interessata dal consolidamento interesserebbe circa 150 metri  quadrati e dovrebbe essere preclusa al pubblico; inoltre, la realizzazione degli ancoraggi e quindi dei plinti potrebbe anche coinvolgere gli alberi contigui e le infrastrutture presenti. Il consolidamento statico del Taxodium, non arresterebbe peraltro l’azione demolitrice del legno ad opera dei funghi. Questi funghi non sono controllabili con l’impiego di prodotti chimici e antagonisti naturali nello stadio conclamato della malattia. In definitiva il consolidamento statico dell’albero costituirebbe una soluzione temporanea che non arresterebbe il naturale decadimento del legno e interferirebbe pesantemente con la libera fruizione degli utenti della Villa e dei gestori”.

A confermare il lavoro precedentemente svolto dal dottor Cardiello anche  la valutazione visiva  effettuata nel corso del sopralluogo compiuto il 15 gennaio 2015  dal professor Saracino e dal dottor Cona: “L’osservazione delle condizioni vegetative del Taxodium mucronatum  ha evidenziato  problematiche a carico dei diversi comparti dell’albero che confermano le analisi della perizia”. A completare il dettagliato parere anche i suggerimenti sulle varietà di alberi da utilizzare per sostituire la vegetazione compromessa. Consigliata, infatti,  la messa a dimora di specie autoctone come i lecci, che assicurerebbero anche la continuità storica della composizione originaria della villa, i frassini, i platani, le farnie ed i cipressi comuni. Per conservare la memoria del Montezuma, ė stato anche proposto di valorizzare la porzione inferiore del fusto con sculture lignee, idea quest’ultima accolta con favore dall’amministrazione comunale.

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