NOLA- Dopo la paura, il sollievo. Il vescovo di Nola Beniamino Depalma è tonato “a casa” dopo avere subito, il mese scorso, un delicato intervento chirurgico al cuore che ha richiesto un lungo periodo di convalescenza. Un periodo durante il quale, ammette lo stesso presule, “ho immergermi nel dolore di tante famiglie chiamate, ogni giorno, ad aver cura di un loro caro sofferente. Con esemplare speranza, ma anche con infinita pazienza e spirito di sacrificio, padri, madri e figli si fanno carico di tutte le fatiche fisiche e morali di un ammalato. Sono una grande testimonianza per ciascuno di noi”.
Ricordando la tradizione della “visita alle famiglie” quale “dinamica di uscita – dalla sacrestia verso le case che odorano di vita reale – […] modo concreto con cui la comunità cristiana si rende “presenza” nell’esistenza quotidiana delle persone”, monsignor Depalma ha invitato nel suo ultimo messaggio per la Quaresina la Chiesa di Nola a varcare le soglie delle case, a farsi prossima alle famiglie, a dire con questo gesto: “Eccomi, sono qui. Non ho nulla da chiedere. Non pretendo nulla. Ma ci sono, ci sono per ciò che ti occorre e per ciò che sono in grado di offrire”.
Il testo del messaggio:
Carissimi amici e amiche,
all’inizio di questo tempo di Quaresima, tempo di meditazione, silenzio e sobrietà, desidero innanzitutto esprimere il mio più profondo senso di gratitudine a ciascuno di voi per le preghiere, la vicinanza e l’affetto con cui mi avete accompagnato nella prova della malattia. Dico “grazie” a voi, e dico “grazie” a Dio per avermi affidato ad un popolo con il cuore grande, capace di amicizia, di un bene concreto, dolce e operoso.
In questi giorni così speciali e unici per me, in cui tanto ho potuto riflettere sul senso e il dono della vita, ho avuto la possibilità di immergermi nel dolore di tante famiglie chiamate, ogni giorno, ad aver cura di un loro caro sofferente. Con esemplare speranza, ma anche con infinita pazienza e spirito di sacrificio, padri, madri e figli si fanno carico di tutte le fatiche fisiche e morali di un ammalato. Sono una grande testimonianza per ciascuno di noi!
Alla luce di queste riflessioni, desidero dunque che il tradizionale messaggio per l’inizio della Quaresima sia dedicato proprio alle famiglie. A quella “piccola Chiesa domestica” in cui si concentrano tutte le esperienze dell’umano: la gioia, il dolore, la paura, la speranza, il fallimento, il successo. Desidero che lo sguardo della Chiesa di Nola, in questo tempo forte che ci prepara alla Resurrezione del Signore Gesù, sia rivolto alla famiglia riconoscendola pienamente come nucleo fondante della comunità cristiana e della comunità civile.
Era ed è una tradizione della Chiesa la “visita alle famiglie”. Con il tempo, tale pratica si è allentata o, in alcuni casi, burocratizzata. Sin dalle origini, invece, questa dinamica di uscita – dalla sacrestia verso le case che odorano di vita reale – rappresenta un modo concreto con cui la comunità cristiana si rende “presenza” nell’esistenza quotidiana delle persone. Varcando la soglia di una casa, la Chiesa dice a chi vi abita: “Eccomi, sono qui. Non ho nulla da chiedere. Non pretendo nulla. Ma ci sono, ci sono per ciò che ti occorre e per ciò che sono in grado di offrire”.
Sarebbe bello che in queste settimane la comunità cristiana per intero – non solo i parroci, ma parroci e laici insieme – assumessero l’impegno di visitare ogni famiglia. Adattando orari e ritmi della vita parrocchiale a questo impegno prioritario, avendo cura di incontrare, per un veloce e affettuoso saluto, anche chi ha tempi familiari che cozzano con le nostre abitudini e le nostre routines.
Sarebbe un segno grande! In quanti, in questi giorni in cui ho “visitato” la malattia, mi hanno detto di aver trovato proprio nella comunità cristiana un grande confonto. E quanti altri, invece, mi hanno testimoniato che proprio l’assenza di una “compagnia” rappresenta il fardello più grande che si somma alle fatiche della sofferenza fisica. Io sono certo che questo gesto possa essere un balsamo per le nostre comunità: incontrare donne e uomini che dedicano le migliori energie alle cure di una persona anziana o di un familiare malato o disabile, giovani in difficoltà e bisognosi di una parola buona, bambini gioiosi e allegri… Questo “faccia a faccia” con la vita, fuori dalle nostre stanze e dai nostri “riti”, non può che rinvigorire l’anima e dare più concretezza ai nostri progetti pastorali, nonché aiutare alla riscoperta dell’autentica vocazione e missione della comunità cristiana.
Un gesto gratuito e sincero per testimoniare l’amore della Chiesa per le famiglie. Ecco come rendere speciale il tempo della Quaresima: portare la croce per qualche ora, per una sera, impegnandosi ad alleggerire il peso anche nell’ordinario; condividere le gioie; pregare insieme il Signore della vita che consegna ai nostri cuori il senso di ogni accadimento.
Nel ringraziarvi ancora per il sincero bene che mi avete dimostrato, auguro a voi tutti e alle vostre famiglie un tempo di Quaresima in cui vedere nell’altro un volto da accarezzare nel nome del Signore risorto.