domenica, Dicembre 22, 2024
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Terra dei fuochi, nel Nolano settore ortofrutticolo in ginocchio: Cia chiede stato di calamità

ortaggiNOLA- Il settore ortofrutticolo della Campania è in crisi. Gli agricoltori chiedono lo stato di calamità, le colture e i mercati più colpiti sono quelli delle pesche e delle nettarine, come nel resto d’Italia, ma per l’agricoltura regionale si prospetta un periodo davvero difficile.

Pomodori, melanzane, zucchine e altre ortive alla produzione hanno avuto una riduzione di prezzo rispetto all’anno scorso anche oltre il 60%. Basti pensare che i pomodori quest’anno vengono pagati 25 centesimi al chilo a differenza dell’anno scorso che venivano ritirati a 80 centesimi al chilo. Per la patata il discorso è ancora più grave: prezzi quasi azzerati (si parla di 4-5 centesimi al chilo) per un prodotto che, nella situazione attuale, non conviene neanche raccogliere perché non sono stati coperti nemmeno i costi di produzione con quello che si è venduto finora. L’anno scorso nello stesso periodo il prezzo si aggirava per il prodotto buono anche oltre i 40-50 centesimi al chilo. Oltre alle pesche soffrono anche altre colture storiche come le prugne, che hanno avuto un’annata cattiva per quantità di produzione e qualità, con un prezzo al produttore stimato a oggi in 15 centesimi al chilo, l’80% in meno del 2013. Le aree più interessate dalla crisi sono quelle dell’agro-aversano (province di Caserta e Napoli), l’area nolana e l’agro-nocerino-sarnese (Salerno).

La lunga campagna mediatica sulla Terra dei Fuochi, poi, ha dato il colpo di grazia a un settore economico, fondamentale per la Campania, già in difficoltà a causa della forte concorrenza, di scarsa qualità, proveniente dai mercati extraeuropei, oltre che per la totale mancanza di un’azione politica adeguata e di una strategia di comunicazione a sostegno dell’agricoltura e delle produzioni tipiche. I costi, inoltre, lievitano anche per le analisi aggiuntive richieste dopo l’emergenza Terra dei Fuochi.

“Come già avevamo ripetutamente denunciato in Campania, si preparava una pesante crisi sull’ortofrutta -ha dichiarato il presidente della Cia Campania Alessandro Mastrocinque-. Oggi ci troviamo in piena emergenza, e in questa crisi chi paga il prezzo più alto nella filiera sono le imprese agricole. Quello che abbiamo di fronte è un problema sociale, non solo agricolo, che chiede risposte immediate”.

La Cia, che in Campania rappresenta oltre 27.000 imprese agricole, vitivinicole e agrituristiche, si appella al presidente della Regione Stefano Caldoro. “Abbiamo cercato di sensibilizzare le istituzioni, in modo particolare la Regione. Abbiamo avuto un incontro con Caldoro affinché destinasse fondi alle produzioni agricole almeno per alleviare i costi con interventi che andassero a finanziare il costo delle analisi aggiuntive. Ad oggi non abbiamo avuto nessuna risposta. Chiediamo lo stato di calamità”.

La Cia Campania, per affrontare l’emergenza, propone un piano di azioni integrate che devono vedere fianco a fianco tutti gli attori del sistema: le aziende, la politica e le istituzioni, le associazioni di categoria e i media. “Chiediamo alla Regione di affiancarci nella richiesta alla Commissione europea di attivare l’Ocm unica per le gravi crisi di mercato -conclude Mastrocinque- che prevede il ritiro straordinario dal mercato, l’applicazione del salario di crisi per gli agricoltori, la sospensione di procedure tributarie, previdenziali e fiscali esecutive almeno per un anno”. Per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica è prevista manifestazione regionale a Napoli per il 30 luglio, che sarà preceduta da iniziative e manifestazioni nelle diverse province.

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