NOLA- “Le idi di marzo nolane”. Chi vuole tradire ed assassinare (politicamente, s’intende) Cesare- Biancardi? Chi ordisce in queste ore una congiura contro quello che ormai vedono come un ‘dittatore’ tra le schiere dell’ormai disintegrato Pdl? Chi vuole la morte (politica) e la fine dell’impero di Russo? Le metafore si sprecano, vista la coincidenza cronologica e i rumors delle ultime ore. Si avvicina il 15 marzo, la data che la storia ha assegnato al cesaricidio, la congiura contro Giulio Cesare che lo portò alla feroce morte, per mano anche del suo amato Bruto. Una data simbolica pure a Nola, dove il clima politico nel centrodestra sembra quello della congiura contro il “Cesare” più che della alleanza verso le amministrative.
CESARE– E’ Geremia Biancardi, il leader incontrastato (?) del centrodestra locale, uomo di fiducia del vero imperatore Paolo Russo. Dopo cinque anni alla guida dell’impero, prenota un nuovo quinquennio. Intorno al suo nome, apparentemente, entusiasmo e coesione. E’ lui il Cesare cui la destra nolana affida le sue sorti per siglare tre lustri al vertice del Comune. Eppure. Eppure si affilano i coltelli, e c’è chi ordisce la congiura per defenestrare il leader. Ventitrè pugnalate furono sferrate a Giulio Cesare. Altrettante coltellate (politiche) potrebbero raggiungere Biancardi ad un passo dalla ricandidatura. Ed indebolirne il percorso verso la rielezione senza intaccarne la leadership.
BRUTO– “Quoque tu, Brute, fili mi”, sibilava morente Giulio Cesare trafitto dalla lama del fidato Bruto. E chi, a Nola, riveste lo squallido ruolo di accoltellatore del ‘padre’ politico Biancardi? Chi è vicino a Forza Italia ed all’entourage del sindaco non indica un Bruto in carne ed ossa, ma un Bruto collettivo, un gruppo, tutti i congiurati che stanno tentando di fare le scarpe al primo cittadino. Per esempio l’Udc, che ha appena annunciato la corsa solitaria verso palazzo di città, manovra per sostenere Paolino Santaniello. Oppure Nuovo centrodestra, che a parole appoggia il Biancardi bis ma nelle retrovie lavora alacremente per tendere un tranello elettorale al primus inter pares del centrodestra di Nola. E, filtrano dagli spifferi di Palazzo di città, anche alcuni insospettabili, vicini alla fascia tricolore ma “malpancisti”, scontenti della ricandidatura calata dall’alto, vogliosi di affrancarsi dalla “dittatura “mariglianese.
DA CESARE AD OTTAVIANO- La fine di Cesare, scrivono i testi di storia, non salvò la Repubblica dalla fine. Ma, insinua chi è vicino al sindaco, aprì la strada al giovane Ottaviano. Perché è qui che i nodi vengono al pettine. Le giovani leve del centrodestra nolano, da Forza Italia a Ncd all’Udc, sono scontente. Non vedono rinnovamento, ed anche i più attempati ma lungimiranti osservatori delle cose politiche, vedono tradita quello che a novembre lo stesso Geremia Biancardi pose come aut aut: rinnovamento o non mi ricandido. Siamo a marzo, e secondo molti un vero rinnovamento tra le fila della coalizione alla guida di Nola da dieci anni non ci sarà. Questo amareggia molti che speravano in una spinta autonomista (rispetto a Marigliano) e rinnovatrice del Biancardi bis. Aspettativa delusa (almeno finora). Le truppe del centrodestra sono quelle solite della macchina acchiappavoti del 2009 (paranze, candidati campioni di preferenze, vecchie volpi), con buona pace dei rottamatori.