NAPOLI- Novanta arresti e 250milioni di euro in beni sequestrati dall’Antimafia. E’ una operazione “mostre” quella effettuata dalla Direzione distrettuale antimafia tra la Campania, il Lazio e la Toscana e che ha scardinato il sistema imprenditoriale e camorristico del clan Contini. L’inchiesta svela l’esistenza di imprese, da pizzerie a ristoranti fino a negozi di abbigliamento, nelle mani del sodalizio camorristico partenopeo egemone nella maggio parte dei quartieri di Napoli e guidato da Edoardo Contini. Nel corso dell’operazione iniziata all’alba uno degli arrestati si è lanciato dalla finestra della sua abitazione a Roma, morendo sul colpo.
OPERAZIONE- MONSTRE- Per il loro particolare rilievo nazionale, le attività investigative sono state coordinate dalla Procura nazionale antimafia e sono state dirette, oltre che dalla Procura distrettuale antimafia di Napoli, anche dalla Procura distrettuale antimafia di Roma e dalla Procura distrettuale antimafia di Firenze. Si tratta della più importante indagine mai realizzata sui Contini, un clan dalla faccia “pulita”, mai convolto in faide e guerre sanguinarie ma molto radicato negli affari e nel commercio attraverso il reinvcestimento di denaro ricavato da traffici illeciti (usura, racket e droga, soprattutto).
CAMORRA E IMPRESE– Il clan, secondo quanto emerso, non si limitava ad “aggredire” imprenditori e commercianti, ma gestiva veri e propri gruppi imprenditoriali compenetrati nell’organizzazione camorristica. A Roma ed in Versilia, quello che ruota intorno alla famiglia Righi ed a Napoli, quello che ruota intorno alla famiglia Di Carluccio: nel primo caso, gli interessi imprenditoriali si riferiscono prevalentemente al settore della ristorazione; nel secondo, viene in evidenza -tra l’altro- la gestione (in sostanziale regime di monopolio nel territorio cittadino) di numerosi impianti di distribuzione di carburante. Accanto a tali attività, è pure emersa una rete imprenditoriale (anch’essa di chiara matrice camorristica) operante nel settore del commercio di capi di abbigliamento (tra l’altro, prodotti da un’azienda di Prato), successivamente messi in vendita a Napoli ed in altre parti del territorio nazionale attraverso canali commerciali irregolari.
IL CLAN SMANTELLATO- L’operazione della Dda ha smantellato uno dei clan più potenti della Campania grazie anche al “cartello” creato coi Maliardo e i Licciardi per il dominio dei traffici illeciti in molte aree di Napoli ed a nord di Napoli. Al vertice del sodalizio c’è Edoardo che con i suoi più stretti fiduciari rappresenta il fondamentale polo di riferimento del complesso della attività illecite realizzate in alcuni storici quartieri della città (Vasto-Arenaccia-Ferrovia, San Carlo all’Arena, Borgo Sant’Antonio Abate, Poggioreale).
GLI ARRESTATI- Destinatari della ordinanza cautelare sono innanzitutto i capi dell’organizzazione e di essi vengono di seguito fornite alcune essenziali indicazioni: Edoardo Contini, attualmente detenuto in regime speciale, ha diretto ed organizzato il clan almeno sino al suo arresto, avvenuto il 15 dicembre 2007; il cognato Antonio Aieta, mentre sua moglie Maria Aieta è stata arrestata per il suo pieno coinvolgimento in fatti di usura ed estorsione nei confronti di una famiglia di commercianti di abbigliamento con esercizi nella zona del Ponte di Casanova, i Vinciguerra; Patrizio Bosti, cognato di Contini (e del capo della famiglia camorristica di Giugliano, Francesco Mallardo), arrestato in Spagna nel mese di agosto 2008 ed anch’egli attualmente detenuto in regime speciale, ha assunto il comando dell’organizzazione dopo l’arresto di Contini, anche per il tramite della moglie Rita Aieta e del figlio Ettore Bosti (anch’essi destinatari dell’ordinanza cautelare che è stata eseguita) Pure la terza delle sorelle Aieta, Anna (peraltro moglie del capo clan di Giugliano, Francesco Mallardo), è stata arrestata, anch’essa per gli episodi estorsivi in danno dei Vinciguerra; Giuseppe Ammendola, latitante dal 2012; Salvatore Botta, figura apicale nel territorio del Rione Amicizia, già detenuto per estorsione.; la moglie Rosa Di Munno (arrestata per il delitto associativo e per riciclaggio), l’omonimo nipote Salvatore Botta, i commercianti Mario Ambrosio, Antonella Imperatore, Maurizio Delle Donne, ed i coniugi Roberto Moccardi e Anna D’Orta, tutti arrestati per reinvestimento di profitti criminali; Paolo Di Mauro, arrestato in Spagna nel gennaio del 2010 ed attualmente detenuto in regime speciale, è anch’egli considerato uno dei massimi dirigenti dell’organizzazione. E’ destinatario dell’ordinanza cautelare.