Una frattura alla caviglia, una caduta in un dirupo e poi il colpo finale: un pugno in pieno volto, seguito da un’azione brutale per impedirle di respirare. Così sarebbe morta Marta Maria Ohryzko, 32enne ucraina, il 13 luglio 2024 in località Vatoliere di Ischia. A oltre otto mesi dalla tragedia, gli inquirenti contestano ora al compagno, Ilia Batrakov, cittadino russo di 41 anni, l’omicidio volontario pluriaggravato. Secondo le nuove accuse, l’uomo, già detenuto a Poggioreale dal 15 luglio per maltrattamenti in famiglia aggravati dall’evento morte, non solo non soccorse Marta, ferita e intrappolata nel dirupo, ma la raggiunse per finirla. A rivelarlo sono state le intercettazioni ambientali e telefoniche, ma soprattutto l’esito dell’autopsia, che ha trovato tracce di terreno e materiale vegetale nelle vie respiratorie della vittima, compatibili con un’estrema, disperata inspirazione.
L’aggressione si sarebbe consumata in un contesto di violenza domestica reiterata. Marta, secondo le ricostruzioni, tentò invano di chiedere aiuto con il cellulare dopo la caduta, ma ricevette in risposta l’ultimo gesto di violenza: un pugno all’occhio e poi la mano dell’uomo che le tappava naso e bocca. Una pressione letale, portata con la mano sinistra sporca di terriccio e fogliame, la cui impronta è rimasta sul volto della giovane. A condurre le indagini sono stati i carabinieri della compagnia di Ischia, coordinati dalla Procura di Napoli – IV sezione, con il pubblico ministero Alfredo Gagliardi e il procuratore aggiunto Raffaello Falcone. Il primo racconto dell’indagato parlava di un litigio, di un allontanamento volontario da parte di Marta e di una caduta accidentale. Una versione smentita passo dopo passo dalle indagini.
Fondamentali anche le intercettazioni in carcere, in cui Batrakov mostra preoccupazione per i dettagli dell’autopsia e per la possibilità che emergano prove della sua aggressione. Emblematico un passaggio in cui si dimostra inquieto all’idea che i consulenti della Procura stessero analizzando in modo approfondito i polmoni della vittima. Un altro elemento smentisce il tentativo dell’uomo di screditare la compagna, sostenendo che fosse ubriaca quella notte: gli esami tossicologici hanno escluso l’assunzione di alcol, evidenziando invece tracce compatibili con una terapia farmacologica. Ora le accuse si aggravano: omicidio volontario pluriaggravato dai futili motivi, dall’approfittamento delle condizioni di inferiorità della vittima e dalle modalità con cui il reato è stato commesso. La convalida dell’arresto è già stata disposta dal gip del Tribunale di Napoli Nord e confermata dal Tribunale del Riesame.