“Una mamma detenuta mi disse che la prima parola pronunciata dal figlio, in carcere con lei, non fu “mamma” o “papà” ma “apri”. Questo racconto mi fece capire che un bambino in carcere non può vivere”. Queste le parole che hanno fatto riflettere Paolo Siani, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pediatria dell’Ospedale Santobono di Napoli ed ex parlamentare. Parole che sono state il motore del libro “Senza colpe. Bambini in carcere” di cui è autore. Un testo in cui Siani, grazie anche al contributo di scrittori ed esperti del settore, analizza la condizione delle madri detenute che è pesantemente precaria, appesa al filo delle decisioni di magistrati, educatori, assistenti sociali e condizionata dalla paura di perdere i propri figli o di non vederli crescere. Leggere questo libro fa capire perché non può stare in carcere un bambino innocente fino a sette-otto anni. Un bambino che vive gli anni più belli ed importanti della sua vita in un carcere lo si sta condannando ad una vita di disagio fisico e psichico. “Secondo il governo – denuncia Siani – l’Icam non è un carcere, invece lo è a tutti gli effetti. Bisogna spiegare ai parlamentari che questa norma non si può votare. Il diritto del minore è un diritto costituzionale: tra due diritti, prevale sempre il diritto del minore. Lo dice la Costituzione e anche la Convenzione sui diritti dell’Infanzia. Non possiamo fare finta di niente, con questa norma ce ne stiamo fregando dei diritti del minore”. Un testo che fa riflettere e che accende i riflettori su un argomento delicato. Un testo che lascia il segno e un velo di tristezza sull’infanzia negata. (Autilia Napolitano)
Paolo Siani “Senza colpe. Bambini in carcere”. Guida Editore 116 pagine Prezzo: 10 euro
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