La Corte di Cassazione sancisce la confisca dell’hotel ristorante La Sonrisa, più noto al grande pubblico come il “Castello delle Cerimonie”, location di una nota serie tv di Real Time dedicata ai festeggiamenti per i matrimoni e altre ricorrenze. La famiglia proprietaria pensa a un ricorso alla Corte di Strasburgo, e a Sant’Antonio Abate, piccolo comune in provincia di Napoli, crescono i timori per il futuro di oltre 200 famiglie: tanti sono – tra gli stagionali, i fissi e quelli dell’indotto – i lavoratori che negli anni hanno fatto affidamento sulla florida attività messa in piedi da Antonio Polese, il patron (“Boss delle cerimonie” in tv) che aveva creato dal nulla un business basato sulle nozze-show.
La vicenda giudiziaria della ‘Sonrisa’ è iniziata nel 2011. All’epoca gli inquirenti contestarono una lunga serie di abusi edilizi realizzati a partire dal 1979 su un’area ampia oltre 40mila metri quadrati. Ora la definitiva confisca riguarda gli immobili e i terreni su cui sorge la struttura ricettiva, destinati a essere acquisiti nel patrimonio immobiliare del Comune. Due le opzioni a disposizione dell’amministrazione comunale: demolirla o utilizzarla, ma solo a scopi di pubblica utilità. Con la sentenza emessa nel 2016 dal Tribunale di Torre Annunziata vennero condannati a un anno di reclusione (pena sospesa) Rita Greco, morta nell’agosto 2020 a 80 anni, moglie del patron Antonio Polese (anche lui deceduto all’età di 80 anni, il primo dicembre 2016), e Agostino Polese, fratello di Antonio, che rivestiva la carica di amministratore della società. La sentenza di primo grado venne però riformata in parte, dalla Corte d’appello di Napoli e da ieri è passata in giudicato, con il pronunciamento degli ermellini che hanno anche sancito la prescrizione dei reati contestati agli indagati.
Di “ingiustizia” parla, a nome della famiglia dei proprietari, Ciro Polese: “Stiamo valutando cosa fare con i nostri legali, non escludiamo di ricorrere alla Corte di Strasburgo”. Per ora l’attività prosegue, il tribunale ha affidato l’azienda ai Polese proprio per garantire la continuità occupazionale. Ma appena subentrerà il Comune, cosa accadrà? La sindaca Ilaria Abagnale spiega di voler procedere in stretto raccordo con le istituzioni, il prossimo passo sarà un suo incontro con il prefetto e i vertici della procura. “Si tratta di una struttura ricettiva importante per il nostro territorio – spiega Abagnale – punto di riferimento per tutta l’area e che da anni offre lavoro a centinaia di famiglie, non solo abatesi”. Tra le ipotesi, tenere aperta la struttura ricettiva affidandone la gestione a privati, mediante un bando pubblico che escluda gli attuali proprietari. Il Comune potrebbe ricavarne un fitto da destinare a scopi di pubblica utilità. A Sant’Antonio Abate esiste già un simile esempio, con un ristorante che fu confiscato ed è stato lasciato alla gestione privata, assicurando al Comune il fitto del locale.