Campania in fumo colpita dall’emergenza incendi, spesso di natura dolosa e criminale, appiccati per fini speculativi, o per ripicche tra privati o verso la pubblica amministrazione. Ad aggravare il tutto la crisi climatica, il caldo torrido e l’emergenza siccità.
Sono i dati del report Italia in fumo” realizzato da Legambiente che, anticipando i dati Ecomafia 2022 e analizzando i dati satellitari dell’Effis, fa il punto sul patrimonio boschivo e non andato in fumo nel 2021 e negli ultimi 14 anni, dal 2008 al 2021.
In Campania sono 5.564 gli gli ettari di superfici boscate e non devastati dalle fiamme nel 2021 (+ 29% sul 2020) mentre diminuiscono i reati tra incendi dolosi, colposi e generici
553( erano 705 nel 2020) e le persone denunciate 47 erano 53 nel 2020. In aumento i sequestri 14 contro i 4 del 2020.
A confermare le grandi difficoltà che ancora si incontrano nell’individuazione dei responsabili dei roghi, il dato relativo agli arresti: appena 3. A preoccupare è anche il dato complessivo degli ultimi 14 anni, frutto dell’elaborazione di Legambiente dei dati Effis dal 2008 al 2021. Parliamo di una superficie complessiva di territorio campano incenerito, di oltre 42.000 ettari, che ha interessato il territorio di almeno 185 Comuni, dove qualcosa non ha funzionato nelle azioni di prevenzione e lotta attiva agli incendi.
E secondo gli ultimi dati, forniti dalla Protezione civile regionale, sono stati 241 gli incendi che complessivamente hanno interessato il territorio campano nel periodo tra il 1° gennaio e il 30 aprile 2022. La media è stata di 2 incendi al giorno (dato doppio rispetto a quello dello stesso periodo dell’anno precedente).
“Occorre un radicale cambiamento di approccio e risposta al fenomeno degli incendi – spiega Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – che miri a prevenire i roghi attraverso la gestione del territorio, l’utilizzo ecologicamente sostenibile delle risorse agro-silvo-pastorali, la promozione dei servizi ecosistemici che vanno remunerati, per sostenere e rivitalizzare le comunità rurali nelle aree interne e montane in una rinnovata funzione di presidio territoriale.
Ricordiamo che secondo i dati delle forze dell’Ordine- solo il 2-3% dei roghi ha una causa naturale, il resto sono provocati dall’uomo, e più della metà (57,4%) sono dolosi. In questa partita servono investimenti veri, ricerca, strumenti e tecnologie, semplificazione di procedure e competenze all’interno di una strategia complessiva definita in condivisione con le popolazioni locali ed i portatori di interesse.