“Da oggi in poi qua comandiamo noi” e per stare tranquillo, un noto panettiere titolare di vari negozi tra Napoli e provincia, è stato costretto a consegnare, a fine mese, 3mila euro “quale tassa (mensile)” sui suoi guadagni “per contribuire alle ‘mesate’ (stipendi, ndr) per le mogli dei carcerati”. E’ uno degli episodi estorsivi documentati tra i quartieri Miano, Chiaiano, Piscinola e Marianella di Napoli dai carabinieri della compagnia Vomero che ieri hanno notificato otto provvedimenti di fermo emessi dalla Dda nei confronti di altrettanti presunti “emissari” di un gruppo malavitoso ritenuto dagli inquirenti “una sotto articolazione del clan Lo Russo”.
Non solo: dopo tre mesi gli “emissari” si sono rifatti vivi per aumentare la loro “tassa” da 3mila e 5mila euro, perchè, hanno spiegato alla vittima, “…teniamo troppi carcerati da mantenere”. Alla quota fissa di 5mila euro, inoltre, al commerciante è stato anche chiesto di aggiungere “…10 centesimi per ogni chilo di pane venduto”, pena la sua estromissione “dal giro del pane” in favore del clan.
I destinatari dei provvedimenti sono Salvatore Di Vaio 48 anni, detto “Totore o’ Cavallo”, Cesare Duro, 21 anni, Alessandro Festa, 24 anni, Cosimo Napoleone, 33 anni, Vincenzo Pagliaro, 20 anni, detto “Vincenzo o’ Pagliaro”, Fabio Pecoraro 26 anni, Giovanni Perfetto, 59 anni, detto “o’ mostr e Raffaele Petriccione, 25 anni, detto “Raffaele o’ pazz”.
Una delle vittime, vistasi incapace di sostenere una richiesta estorsiva da ben 7mila euro mensili, lo scorso 5 luglio ha presentato una denuncia ai carabinieri della Compagnia Vomero.