di Bianca Bianco (Il Mattino)
Avella. “Ti dico che i morti uccidono i vivi” scriveva Eschilo nell’Orestea. Parte proprio da questa citazione, Franco Vittoria, per spiegare quello che potrebbe accadere al Baianese. Il sangue versato da due imprenditori (Fortunato Miele e Francesco Basile) nel giro di settanta giorni è la risposta della camorra ad un equilibro saltato. Ora serve quella della politica e delle istituzioni, per impedire che queste morti violente ‘uccidano’ un intero territorio imprigionato dal torpore. Il dirigente nazionale Pd, consigliere comunale a Sperone, inizia dalle cose da fare: una stazione appaltante unica per tutti i comuni del Mandamento, un osservatorio sulla camorra, le bonifiche del territorio dai veleni sversati dalla malavita, l’educazione alla legalità a partire dalle scuole del comprensorio.
Una ricetta tardiva per un’area in cui ora si spara e si uccide?
“Ora è sotto gli occhi di tutti quello che siamo diventati. Non più cuscinetto tra zone ad alta infiltrazione, siamo diventati noi la terra di spartizione per la camorra. Ma non è tardi per reagire, anzi proprio adesso di deve reagire”.
La cappa della criminalità organizzata è calata non di certo all’improvviso.
“No, c’è un filo rosso che si dipana da anni e che mostra il bandolo oggi con queste terribili morti. Un filo rosso che segue due filiere: i rifiuti e l’edilizia, settori delicatissimi, per i quali dobbiamo chiedere tutela e controllo istituzionale”.
Dunque il Baianese non può più nascondersi dietro lo schermo della “terra di confine”, toccata solo per vicinanza geografica da fenomeni criminali?
“I confini non possono più essere attenuante, qui c’è stato un travaso della camorra. Non dimentichiamo che fu qui che il boss Pasquale Russo aveva la tana della sua latitanza. Non dimentichiamo le minacce subite da politici locali quando si cercò di mettere mano al protocollo per gli appalti. Tanti sono stati i segnali, troppo spesso non letti o ignorati”.
Le morti di Miele e Basile accenderanno la spia dell’attenzione dell’opinione pubblica?
“L’opinione pubblica mandamentale deve capire che questa non è terra di conquista, questa terra è stata già conquistata. Siamo al punto di non ritorno, le mani della camorra sono nelle nostre cose. Ora dobbiamo evitare che i morti si prendano i vivi”.
Qual è la soluzione per non perdere il controllo dei paesi?
“Partire dal concreto. Visto che si ragiona di unione dei comuni, si metta in agenda l’unica stazione appaltante. Noi amministratori, di maggioranza ed opposizione, dobbiamo alzare la voce e chiedere più tutele. Il primo passo potrebbe essere un Consiglio intercomunale. Perché in questi ultimi anni è mancato un anello essenziale, quello della politica. Oggi la classe dirigente deve interrogarsi e fornire soluzioni immediate”.
L’idea dell’osservatorio sulla camorra, da lei lanciata anni fa, non ha mai attecchito.
“E invece è una delle soluzioni importanti per cominciare a ragionare sulla attuale condizione del Baianese. Con la stazione appaltante invece si darebbe una risposta di legalità immediata”.
Qui non si era mai sparato per uccidere. Anche questo ha scioccato la comunità.
“Questa efferatezza ci era sconosciuta, e spero che queste morti siano state solo campanelli di allarme e non si arrivi ad una escalation. Ma il rischio c’è, e se la politica e i cittadini non si sollevano dal torpore e non fanno sistema, non ci sarà via di scampo. Saremo solo inerme feudo di interessi criminali”.