SAN VITALIANO (Nello Lauro – Il Mattino) – Il Nolano è in uno stato di calamità ambientale. Non da oggi. Non da ieri. Sono almeno 5 gli anni in cui le polveri sottili hanno conquistato l’aria di questa porzione di quella che era una volta la Campania Felix. Con numeri “cinesi”, numeri da primato nazionale che hanno reso quest’area la terra dei fumi. E così dal 2015 le cifre del disastro continuano a impressionare, ma evidentemente non a preoccupare chi dovrebbe fino in fondo. L’inizio del nuovo ventennio ha confermato lo stato di “Mal’Aria” in cui respirano ogni giorno i polmoni di circa 300mila abitanti di questa parte della provincia di Napoli. Nei primi 6 giorni dell’anno la centralina di San Vitaliano, la più famigerata l’Italia, ha sforato già 5 volte (6 se si vuole considerare anche il 31 dicembre 2019). E in maniera ancora più forte del solito. Solo nel giorno dell’Epifania i valori delle micropolveri sono crollati anche a causa del fortissimo vento che sta soffiando nel Nolano che in parte ha pulito la cappa che circonda silenziosamente il Nolano. Il valore record si è registrato come sempre il primo gennaio, complici anche i fuochi d’artificio sparati per festeggiare l’arrivo del nuovo anno, con un mostruoso 446 microgrammi per metro cubo di pm10 sui 50 previsti al giorno dalla legge. Poi la centralina più famigerata d’Italia si è “assestato” su un pazzesco andamento: il 2 gennaio a 104, il 3 salita a 189, il 4 gennaio scesa a 173 per calare il 5 gennaio a quota 101 e a 17 nel giorno della Befana con una media di oltre 170 microgrammi al metro cubo: il triplo del valore tollerato. Cinque giorni su sei a gennaio e il temuto sfondamento limite dei 35 sforamenti consentiti all’anno è già nell’aria. Del resto San Vitaliano ha ottenuto il primato di questa triste classifica quattro volte in 5 anni: 127 sforamenti nel 2015, 78 nel 2016, 115 nel 2016, 104 nel 2017 unico anno in cui ha ceduto lo scettro a Pomigliano (115 sforamenti). Primato confermato anche nel 2018 con 122 sforamenti e nell’anno appena concluso con 115 con la stessa Pomigliano sempre sul podio. Numeri impietosi, da emergenza nazionale, che hanno scosso ma non mosso: qualche ordinanza nel corso di questi anni c’è stata (sia a San Vitaliano che a Pomigliano), ma la situazione non è cambiata nemmeno con l’impegno di diverse associazioni ambientaliste locali e di Legambiente. Dalla teoria non si è mai passati veramente alla pratica: il piano regionale della qualità dell’aria in vigore approvato nel 2007 e aggiornato nel 2014 è ancora inapplicato. Come inapplicati sono i vari protocolli firmati da sindaci e istituzioni che sembrano impotenti nei confronti di queste particelle microscopiche disperse nell’aria che respiriamo sotto forma di polvere, fumo, microgocce di sostanze liquide: killer silenziosi chiamati polveri sottili. Lo scorso marzo l’organizzazione mondiale per la sanità ha spiegato che l’aria inquinata uccide ogni anno 80mila persone solo in Italia, collocando il Bel Paese in testa alla classifica europea e al nono posto nel mondo, primato confermato anche dalla rivista The Lancet, secondo la quale l’Italia è il prima in Europa per morti premature da esposizione alle polveri sottili pm2.5. Anno nuovo, situazione vecchia: anche al Nord la cappa ha asfissiato Piemonte, Lombardia e Veneto con valori altissimi. Si è subito provveduto a disporre il blocco del traffico (anche ad auto Euro 5) mentre nel Nolano da record, per ora, dal punto di vista operativo tutto tace. Da “Fate Presto” a “Fate molto presto” è una doverosa necessità.