di Bianca Bianco (Il Mattino)
Avella. La crisi non risparmia i piccoli centri. Sgretola le certezze legate alla famiglia e rende labili le antiche sicurezze: un pasto certo, un tetto sulla testa, una esistenza dignitosa. Quello delle famiglie in difficoltà ad Avella oggi è un oceano in tempesta, per questo gli amministratori della cittadina mandamentale hanno rinunciato alle loro indennità e col gruzzolo rimediato, circa 50mila euro, hanno istituito un fondo per le emergenze sociali. Una iniziativa che risponde alle recenti richieste della Caritas e delle associazioni locali che hanno segnalato alle istituzioni ed ai privati il dilagante diffondersi di nuclei familiari sulla soglia della totale indigenza, ad un passo dalla bancarotta sociale. Una emergenza eclatante, come testimoniano i numeri diffusi dalla Caritas della Diocesi di Nola (che qui agisce attraverso le parrocchie ) e dai cittadini che della solidarietà hanno fatto una missione quotidiana. Dati che si commentano da soli: su un Comune di circa ottomila abitanti e con un reddito pro capite nella media campana, le famiglie che faticano ad arrivare dignitosamente a fine mese sono una quarantina. E non sono soltanto famiglie di immigrati, la povertà sta infatti diventando una livella sociale potentissima e sono molti gli italiani che ricorrono alla beneficenza per mettere il piatto in tavola o per vestirsi. Diversi gli appelli lanciati nel corso di questi mesi, quando sono pure stati istituiti dei piccoli centri raccolta di abiti usati e generi di prima necessità. Appelli finiti anche sulle scrivanie della Casa comunale e raccolti da amministrazione e dirigenti. Per questo ieri la Giunta guidata dal sindaco Domenico Biancardi ha deciso che le indennità a cui i consiglieri hanno rinunciato finiranno in un fondo di solidarietà. Degli oltre 70mila euro ottenuti dalla rinunzia, circa 20mila sono destinati alla Fondazione “Avella Città d’Arte” mentre 50mila saranno a disposizione dell’Ufficio politiche sociali e quindi delle emergenze come l’aumento delle persone con problemi economici. “Rispondiamo così alle richieste di aiuto delle associazioni- spiega Biancardi-. Avevamo scelto da tempo di non percepire le spettanze destinate agli amministratori, la scelta di destinarle ad un tesoretto per le politiche sociale è stata condivisa ed obbligata”.