Una nuova speranza per chi convive con la Malattia di Parkinson arriva dall’Azienda ospedaliera San Giuseppe Moscati di Avellino, dove è stato eseguito con successo il primo intervento di stimolazione cerebrale profonda (DBS – Deep Brain Stimulation). L’intervento ha riguardato una donna di 53 anni, residente nella provincia di Napoli, affetta da oltre vent’anni da una forma avanzata e invalidante di Parkinson.
“È il modo migliore per celebrare la Giornata mondiale del Parkinson», ha dichiarato il Direttore Generale dell’Azienda, Renato Pizzuti, sottolineando l’importanza di questo traguardo raggiunto grazie all’elevata competenza del personale medico. «Un ulteriore successo per l’Azienda, che conferma l’impegno nel fornire prestazioni sanitarie all’avanguardia”. L’intervento, diretto dal primario di Neurochirurgia Armando Rapanà, si è svolto in due fasi chirurgiche durante un’unica lunga seduta: l’impianto dei microelettrodi in aree specifiche del cervello individuate con precisione millimetrica grazie a un neuronavigatore, e il posizionamento del generatore di impulsi, collocato sotto la cute nella zona della clavicola.
“Il dispositivo – spiega Rapanà – funziona come un pacemaker per il cervello, inviando impulsi elettrici in grado di ridurre uno dei sintomi più invalidanti del Parkinson: il tremore”. L’intero sistema è invisibile dall’esterno e può essere regolato in modo non invasivo in base all’evoluzione della malattia. Determinante per la riuscita dell’operazione è stato il lavoro sinergico tra neurochirurghi, neuroradiologi e neurologi, in particolare del Centro Parkinson aziendale con i dottori Giulio Cicarelli e Autilia Cozzolino, sotto la direzione del neurologo Daniele Spitaleri. Quest’ultimo ha precisato che, pur non trattandosi di una cura, la DBS rappresenta una terapia efficace per migliorare la qualità della vita e ridurre la dipendenza dai farmaci, ma è riservata a pazienti selezionati.
La paziente è stata dimessa in buone condizioni e tornerà presto all’ospedale per la regolazione fine del dispositivo, un’operazione non invasiva che permetterà di ottimizzare il controllo del tremore. Al tavolo operatorio, accanto a Rapanà e al primo operatore Marco Gilone, anche lo staff composto da Michele Gallo e Angela Cerrone (strumentisti), Angela Iuorio (anestesista) e le infermieri di sala Sara Andrita e Antonia Sellitto.