mercoledì, Aprile 16, 2025
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Napoli, le mani della camorra su parcheggiatori abusivi e ormeggi: smantellati clan Frizziero e Troncone

Duro colpo inferto alla criminalità organizzata nei quartieri occidentali di Napoli. Nelle prime ore di oggi, i carabinieri del comando provinciale, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Napoli a carico di 24 persone. Il provvedimento – frutto di un’indagine lunga e articolata, condotta dal nucleo investigativo tra il 2020 e il 2023 – ha portato a 15 misure cautelari in carcere, 6 agli arresti domiciliari e 3 interdittive dell’attività imprenditoriale.

Sono tutti indiziati di appartenere a due distinte organizzazioni criminali di stampo camorristico, riconducibili ai clan “Troncone” e “Frizziero”, radicati rispettivamente nei quartieri di Fuorigrotta e Chiaia (zona Torretta). Le accuse a loro carico vanno dal traffico di sostanze stupefacenti alla detenzione illecita di armi, fino ad arrivare ad estorsioni e contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Durante le indagini è emerso un complesso sistema di racket che colpiva non solo commercianti e attività economiche locali, ma anche soggetti attivi nel mondo delle attività illecite, come spacciatori e parcheggiatori abusivi. Le vittime erano costrette a versare somme di denaro settimanali per poter continuare a operare.

Particolare rilievo è stato dato anche al reimpiego dei proventi illeciti. In particolare, il clan Troncone avrebbe investito i guadagni derivanti dallo spaccio e dal contrabbando nell’acquisto di imbarcazioni intestate fittiziamente e successivamente noleggiate tramite una società con sede a Nisida. Su queste attività il gip ha disposto il sequestro preventivo e il divieto di esercizio imprenditoriale nei confronti della titolare e del marito, ritenuto intermediario. Non mancano dettagli che testimoniano la capacità organizzativa dei clan: sono stati infatti documentati casi di utilizzo illecito di telefoni cellulari all’interno di strutture detentive, grazie ai quali i vertici riuscivano a mantenere il controllo delle attività criminali dall’interno del carcere.

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