Con l’avvicinarsi della stagione delle gite scolastiche, torna alla ribalta una questione delicata e spesso oggetto di dibattito: la partecipazione degli alunni con disabilità. Troppo spesso, infatti, emergono criticità organizzative che rischiano di trasformarsi in vere e proprie esclusioni, andando contro i principi di inclusione sanciti dal sistema scolastico.
La gita scolastica è a tutti gli effetti un’attività didattica e, come tale, deve garantire la partecipazione di tutti gli studenti, indipendentemente dalle loro condizioni. Nel pianificare l’uscita, l’istituto stabilisce il numero di accompagnatori, la durata e la destinazione, tenendo conto anche delle esigenze specifiche degli alunni con disabilità. In questo processo, ogni caso deve essere valutato singolarmente: a seconda delle necessità, può essere previsto un accompagnatore dedicato o, in alcuni casi, non essere necessario alcun supporto aggiuntivo. Un aspetto fondamentale da chiarire è che l’accompagnamento dell’alunno con disabilità non è un obbligo esclusivo del docente di sostegno. La scuola ha il dovere di organizzare la gita in modo che tutti gli studenti, senza eccezioni, possano partecipare in sicurezza e con pari dignità rispetto ai compagni.
A tal fine, il Piano Educativo Individualizzato (Pei), nella sezione 9, prevede una voce dedicata proprio alla partecipazione alle gite scolastiche, stabilendo le misure necessarie per garantire l’inclusione. Se un’uscita non fosse organizzata in modo da tutelare la sicurezza e i diritti degli alunni con disabilità, il dirigente scolastico ha la facoltà di modificarne le modalità o, nei casi più critici, di annullarla per evitare discriminazioni. Escludere un alunno con disabilità da una gita scolastica non è solo un gesto discriminatorio, ma equivale di fatto a un allontanamento dalla comunità scolastica, con gravi ripercussioni sul suo percorso educativo e sociale. La gita dovrebbe essere un momento di condivisione e crescita per l’intera classe: affrontare sin dall’inizio dell’anno il tema dell’inclusione nelle attività extrascolastiche potrebbe essere la chiave per garantire a tutti un’esperienza scolastica davvero equa e partecipativa. (Amda)