lunedì, Settembre 16, 2024
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Briatore apre “Crazy Pizza” a Napoli: “La Margherita costerà 17 euro”

Pizza Margherita a 17 euro, “esattamente come a Milano”. Flavio Briatore presenta, in una intervista al Corriere del Mezzogiorno, il suo ‘Crazy Pizza’ che aprirà i battenti “alla fine della stagione estiva” in via Nazario Sauro, sul lungomare di Napoli. Aprire nella capitale storica della pizza, e con prezzi estremamente più alti della media, per l’imprenditore non rappresenta una sfida da vincere: “Crediamo che la nostra formula di ‘fine dining’ diversa e unica possa essere una aggiunta stimolante al panorama gastronomico locale”. Una buona pizza Margherita costa a Napoli tra i 4,50 e gli otto euro, meno della metà dei 17 previsti nei “Crazy Pizza” di Milano e in quello che nascerà nel capoluogo campano: “Niente di esagerato – replica Briatore – sono convinto che il prezzo di 17 euro per gustare una buona pizza in un locale di lusso, serviti da personale qualificato, con dj set e divertimento, sia assolutamente corretto”. La pizza più costosa del menu? “Quella con un fantastico Pata Negra Joselito iberico: 65 euro per la nostra pizza più esclusiva”. Quanto alle polemiche di qualche tempo fa con uno dei maestri della pizza napoletana, Gino Sorbillo, Briatore lancia messaggi di pace: “Con Sorbillo c’è un rapporto cordiale da anni, ci vedremo sicuramente a Napoli, lo aspetto da noi”.

I PIZZAIOLI NAPOLETANI SI DIVIDONO – Pizzaioli napoletani divisi sulla prossima apertura sul lungomare partenopeo della lussuosa pizzeria di Flavio Briatore: c’è chi dà il benvenuto a una iniziativa ‘coraggiosa’, chi la considera una contaminazione all’insegna dello show, mentre i consumatori temono che la margherita a 17 euro possa innescare un aumento indiscriminato dei prezzi. “La pizza Margherita a Napoli significa trecento anni di storia in un boccone solo e 90 secondi in un forno a legna: tutto questo Flavio Briatore non potrà trasmetterlo mai ai suoi clienti”, dice Paolo Surace, della storica Pizzeria Mattozzi di Piazza Carità, nel centro di Napoli. A suo avviso, la qualità della pizza napoletana è indissolubilmente legata al territorio, alla storia e alla cultura di Napoli ed ogni contaminazione va respinta. “Briatore – afferma Surace – non vende la pizza. Lui vende lo show, lo spettacolo, il locale lussuoso, tutte cose che non fanno parte di noi. La pizza napoletana è sinonimo di semplicità, di ingredienti locali e genuini, appartiene al popolo. Quello che conta è la qualità: Briatore usa un impasto tutto suo che non può dirsi napoletano. Quindi che gli direi? Che è un grande imprenditore, ma come pizzaiolo è zero proprio”. Riguardo al prezzo Surace spiega che “non ci sarà mai uno standard, perché molto influisce la location: è chiaro che se spendi trentamila euro d’affitto per un locale sul lungomare sei costretto a vendere una pizza a 11 euro. In un locale come il nostro, dove i costi sono molto più bassi, una margherita la vendiamo a 6. Ed è questo il prezzo giusto per una pizza di qualità”. “Faccio un in bocca al lupo a Flavio – è invece il commento di Gino Sorbillo – invito gli imprenditori ad investire nella nostra città. Sicuramente se ha scelto Napoli è perché avrà valutato tante cose. E’ un’operazione comunque coraggiosa perché in passato altre pizze non hanno tanto funzionato, mentre la napoletana sia in altre città, ma anche all’estero è stata vincente nella maggior parte dei casi. Mi auguro che questo suo nuovo progetto, che si basa su una pizza diversa, anche servita in maniera acrobatica, piaccia molto ai clienti e si creino tanti posti di lavoro. Inviterei anche altri imprenditori di altre tipologie di attività ad investire a Napoli, Napoli è capoluogo della tradizione ma anche dell’innovazione e anche questa apertura di Briatore lo dimostra”.  “Siamo aperti a tutte le novità e siamo ben felici che un gruppo così importante venga a Napoli a creare impresa”, il commento di Alessandro Condurro, ad de l’Antica Pizzeria Da Michele in the world. “Personalmente – aggiunge – ci andrò per provare il prodotto e per vivere l’esperienza. La pizza è un piatto democratico, è quindi di tutti e di tutti coloro che hanno voglia di sperimentare e declinarla nei vari modi. Sono molto curioso di vedere come reagiranno le persone, comunque faccio un grosso in bocca al lupo a Crazy Pizza”. Un altro pizzaiolo storico di Napoli, Errico Porzio, torna sul concetto che il locale di Briatore non può essere definito una vera e propria pizzeria. “Tre anni fa quando andai a trovarlo a Roma ho già espresso il mio pensiero, nel senso che le sue non sono pizzerie, sono locali di tendenza, quindi chi vuole paragonare Crazy Pizza a una pizzeria napoletana sbaglia, è un paragone che non c’è proprio. Chi va da Crazy Pizza – aggiunge Porzio – va per divertirsi, per ballare e soprattutto anche per bere. Nei suoi locali certamente non si trova la birra commerciale, si trova lo champagne. Lui può fare cento clienti al giorno, nei nostri locali anche 300 o 400. Sono locali diametralmente opposti. Io sarò sicuramente uno dei suoi primi clienti”.

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