sabato, Novembre 23, 2024
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Pompei, una tomba rivela la rete del potere romano sotto Augusto

Le ultime rivelazioni sulla rete di potere di Roma sotto l’impero di Augusto, in particolare sulla nomenclatura e sugli onori riservati ai militari, arrivano dalla scoperta di una tomba. Quella di Numerio Agrestino. Una brillante carriera militare la sua, in giro per il mondo prima del buen retiro a Pompei, la cittadina campana famosa per la bellezza del paesaggio e le vedute sul Golfo di Napoli. L’iscrizione sulla tomba dell’uomo, prefetto del genio militare, trovata durante i lavori per la realizzazione di un’intercapedine funzionale a risanare dall’umidità gli ambienti sotterranei dell’edificio di San Paolino, nuova sede della biblioteca del Parco Archeologico di Pompei, rivela la rete di potere sotto l’imperatore Augusto. Il rinvenimento è stato reso noto oggi sull’E-Journal degli Scavi di Pompei. Lo scavo per la realizzazione dell’intercapedine aveva appena toccato le due estremità della tomba, a forma di semicerchio e riconducibile a una tipologia ben nota a Pompei, quella delle cosiddette tombe “a schola”. Da lì la decisione dei responsabili del Parco di ampliare lo scavo e di “musealizzare” un monumento funerario peculiare, che può essere datato al regno dell’imperatore Augusto (27 a.C. – 14 d.C.). L’iscrizione sullo schienale della panchina rileva l’identità del defunto: Numerius Agrestinus, figlio di Numerius, Equitius Pulcher, tribuno militare, prefetto degli Autrygoni, prefetto del genio militare, Duumvir per la giurisdizione (ovvero detentore della magistratura più alta nella città di Pompei) per due volte, il luogo della sepoltura (fu) dato su decreto del consiglio della città”. Analizzando l’iscrizione, due i dati che emergono: il primo consiste nel fatto che lo stesso personaggio è noto da un’altra iscrizione funeraria nella necropoli di Porta Nocera fatta erigere dalla moglie Veia Barchilla. Solo successivamente il Consiglio dei decurioni avrebbe decretato di onorare Numerio Agrestino con un monumento pubblico. Un secondo elemento di novità consiste nella carica di “praefectus Autrygonum”. Gli Autrygoni o Autorigoni erano un popolo delle regioni settentrionali della penisola iberica, dove Augusto tra il 29 e il 19 a.C. fu impegnato nelle “guerre cantabriche”, con l’obiettivo di completare l’occupazione della Spagna, Hispania in latino. Si tratta di una carica finora non attestata che aiuta, a livello storico, a comprendere meglio l’organizzazione del potere romano in una fase di transizione verso il modello imperiale. Soddisfatto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: “Con questo ritrovamento il sito di Pompei si conferma un luogo di primaria importanza per ampliare la nostra conoscenza e comprendere al meglio la società dell’epoca. Per questo motivo – sottolinea – ho fortemente voluto che nell’ultima Legge di Bilancio ci fossero risorse per una campagna di scavo”. “Vediamo emergere qui la rete del potere che collegava le élites dell’impero – spiega invece il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – ai cui membri si chiedeva l’impegno nelle aree di conflitto, con la promessa di ricompense economiche ma soprattutto di prestigio sociale. Aver ricoperto ben due volte la magistratura più alta di Pompei, il duumvirato, ed essere stato onorato con un monumento funerario su suolo pubblico, sono espressioni di riconoscimento e lealtà verso qualcuno che si era battuto in prima linea per la causa dell’impero”. (fonte Ansa)

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