lunedì, Settembre 16, 2024
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Donna morta a Ischia, gip convalida fermo del compagno: “L’ha lasciata morire”

Il gip Fabio Provvisier ha convalidato il provvedimento di fermo emesso dalla Procura di Napoli e notificato dai carabinieri di Barano d’Ischia nei confronti del russo di 40 anni accusato di maltrattamenti ai danni della sua compagna. La donna, Marta Maria Ohryzko, ucraina di 32 anni, è stata trovata senza vita domenica mattina in un dirupo nella zona di Vatoliere, a poca distanza dalla roulotte dove viveva con il compagno russo. Proprio quest’ultimo domenica mattina ha lanciato l’allarme. Il giudice ha disposto per il 40enne la custodia cautelare in carcere.

Il provvedimento di fermo è stato convalidato dal giudice che ha ritenuto sussistente la reiterazione del reato in relazione all’indole dell’indagato. Ritenuti invece insussistenti il pericolo di fuga e l’inquinamento probatorio. Domani, intanto, è previsto il conferimento dell’incarico al consulente della Procura (IV sezione, fasce deboli, coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone) che eseguirà l’esame autoptico. Secondo quanto si apprende, tra il pomeriggio e la sera di sabato scorso, quando Marta Maria Ohryzko era già caduta nel dirupo (profondo un paio di metri), la 32enne ha anche parlato telefonicamente con la sorella.

IL DETTAGLIO INQUIETANTE – Nella nottata tra sabato e domenica scorsi si è recato nel luogo dove Marta Maria Ohryzko, ancora in vita, era caduta, fratturandosi una caviglia. Ma non l’ha aiutata, non ha chiamato i soccorsi e, anzi, se n’è andato lasciando che morisse da sola, in una lenta agonia. Emerge anche questo dalle indagini dei carabinieri di Ischia che, coordinati dalla Procura di Napoli. Il reato contestato è di maltrattamenti nei confronti della compagna, con l’aggravante di avere commesso il fatto in danno di una persona con problematiche psichiatriche e con crudeltà, maltrattamenti, inoltre, aggravati anche dall’evento morte. Dalle indagini è emerso che Ilia Batraklov ha deliberatamente ignorato tutte le richieste d’aiuto della compagna che, alla fine, è deceduta per cause che verranno alla luce nel corso dell’esame autoptico già disposto dagli inquirenti e previsto per domani. La Procura e i carabinieri sono ancora al lavoro per fare piena luce sulla vicenda e non si esclude che la posizione dell’indagato possa aggravarsi nei prossimi giorni.

IL COMPAGNO SI DIFENDE: “IO L’AMAVO” – Ha risposto alle domande del gip Fabio Provvisier e si è difeso il russo di 40anni a cui viene contestato di avere maltrattato Marta Maria Ohryzko, la 32enne ucraina ritrovata senza vita domenica mattina dai carabinieri della stazione di Barano di Ischia, in un dirupo, nella zona del Vatoliere. Secondo quanto rendono noto gli avvocati difensori del 40enne, Rocco Maria Spina e Ciro Pilato, l’indagato, che è in carcere, ha negato i maltrattamenti: “Ha riferito che l’amava e che l’ha sempre aiutata. Aveva dei problemi di salute e lui se ne era sempre preoccupato. Adesso – ha aggiunto l’avvocato Spina – sta molto male per quello che è successo, non immaginava che questa vicenda potesse avere un risvolto così nefasto”. Al termine dell’udienza di convalida del provvedimento di fermo notificato lunedì dai carabinieri, i legali hanno chiesto al giudice la concessione dei domiciliari, a casa della madre del 40enne, che vive accanto alla roulotte che condivideva con la Marta Maria. Ieri è svolto un primo esame esterno sul cadavere della 32enne: secondo quanto si è appreso la donna aveva la caviglia fratturata, evento ritenuto compatibile con la caduta. Riscontrati anche ematomi sul viso ma nessun segno di soffocamento o strangolamento. Al momento, quindi, non sono ancora chiare le cause della morte: sarà l’esame autoptico, già disposto dalla Procura, a fare luce su questo determinante aspetto dell’indagine. Va ricordato che Marta Maria è caduta in un dirupo profondo solo qualche metro. Durante l’escussione in caserma, seguita al ritrovamento del cadavere, il 40enne ha espresso il desiderio di tornare nel suo Paese d’origine. L’udienza è iniziata a mezzogiorno e appare sussistente l’inquinamento probatorio emerso dalle indagini, legato alla cancellazione delle chat nelle quali per ore la donna, dopo la caduta, aveva inutilmente chiesto aiuto al compagno. (fonte Ansa)

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