Sul caso delle dieci persone intossicate da mandragora nell’area flegrea gli accertamenti dei carabinieri continuano in sinergia con i colleghi del Nas e con personale specializzato delle Asl competenti territorialmente. Si sta percorrendo la filiera di distribuzione per rintracciare i lotti verosimilmente a rischio “mandragora”.
Da quanto accertato finora alcuni lotti sono stati commercializzati da società di Forio d’Ischia, Aversa, Volla, San Valentino Torio (Salerno) e Avezzano (Aquila). Le Asl territorialmente competenti hanno sottoposto l’alimento a blocco ufficiale per effettuare campionamenti e analisi.
OSSERVATORIO REGIONALE – “La settimana prossima ci sarà una commissione straordinaria per ascoltare nella sede del consiglio regionale della Campania durante la quale incontreremo i responsabili dell’ Osservatorio Regionale Sicurezza Alimentare (Orsa), la Asl di competenza, le associazioni dei consumatori per verificare la situazione sicurezza alimentare e per dare informazioni precise ai cittadini. Intanto sono in diretto contatto con il Direttore dell’Istituto Zooprofilattico e con il Direttore dell’ Orsa che stanno verificando tutta la filiera con campionamenti e analisi a tappeto di un prodotto proveniente da un’altra regione. L’allerta è massima ma vogliamo anche evitare psicosi e allarmismi”. Lo dichiara il presidente della Commissione Agricoltura della Regione Campania, Francesco Emilio Borrelli.
I RISCHI – Dalla vista offuscata alle allucinazioni fino al coma, sono alcuni degli effetti della mandragora, una pianta comune simile a verdure commestibili. “E’ diffusa soprattutto nel Sud Italia e con relativa frequenza veniamo consultati per casi di intossicazione, soprattutto in primavera, ma non è l’unica erba spontanea da temere”. A chiarire gli effetti di questa pianta responsabile dell’intossicazione di una decina di persone è Marcello Ferruzzi, tossicologo del Centro antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano.
Non solo elisir di salute, piante e verdure possono essere anche pericolose. In particolare la mandragora, protagonista anche della celebre commedia del Macchiavelli, era usata in passato come erba medicinale. Chiamata erba delle streghe, appartiene alla famiglia delle Solanacee e veniva utilizzata come sedativo, narcolettico e afrodisiaco. L’avvelenamento, oggi, avviene per confusione con altre verdure commestibili, come spinaci, insalata o borragine.
“In genere – spiega Ferruzzi all’agenzia Ansa – si tratta di errori durante la raccolta da parte di persone non molto esperte. Abbiamo segnalazioni di casi sporadici e la sintomatologia è abbastanza tipica: da visione offuscata dovuta a midriasi all’allargamento delle pupille. Può provocare anche bocca secca, costipazione, arrossamento della cute, febbre, sonnolenza ma anche vertigini, confusione, convulsioni, tachicardia, fino alle allucinazioni. Nei casi più gravi si arriva al coma. La sua azione, infatti, agisce in modo diretto sui recettori muscarinici, bloccando il sistema parasimpatico, con effetti simili a quelli dell’atropina, sostanza estratta dalla Belladonna e usata come farmaco”.
La gravità dei sintomi è dovuta a diverse variabili, in primis la quantità assunta e il fattore tempo: più tardi si interviene e peggio è. “In genere – chiarisce – in ospedale i pazienti sono trattati con decontaminazione gastroenterica con lavanda gastrica, somministrazione di carbone attivato come assorbente e, nei casi più gravi, con un antidoto specifico, la fisostigmina. Questo fa sì che in generale, le persone portate in ospedale possono esser trattate, ma questo può richiedere anche diversi giorni in terapia intensiva”.
La mandragora non è però l’unica pianta spontanea da temere. “Un altro errore potenzialmente mortale è m l’assunzione del colchico scambiato per aglio selvatico, o del veratro scambiato per la genziana. Nella raccolta di erbe di campo – conclude Ferruzzi – l’errore è dietro l’angolo, per questo va fatta con estrema attenzione solo da chi ha occhi esperti. Così come per i funghi”.