SAVIANO (Nello Lauro – Il Mattino) – Il suo cuore ha smesso di battere ieri mattina alle 9,30 in un letto dell’ospedale del Mare. Lurdes Rosa Ancora, per tutti Rosita, 39 anni compiuti poco più di un mese fa, era ricoverata al nosocomio del quartiere partenopeo di Ponticelli dallo scorso 29 agosto, quando fu trasferita dal “Santa Maria la Pietà” di Nola in codice rosso. Poco prima un’ambulanza del 118 l’aveva prelevata, erano circa le 7 e 30 del mattino, da un appartamento della periferia di Saviano, verso la frazione di Piazzolla di Nola, dove era stata trovata da sanitari e medici su un divano priva di sensi con profonde ferite alla testa, ematomi al torace, alla schiena e alle gambe. A chiamare i soccorsi il compagno della donna di origini venezuelane (non viveva più con il marito) che aveva riferito di averla trovata senza conoscenza. Una conoscenza che non ha più trovato nel corso della sua degenza in ospedale. I medici hanno provato nei giorni scorsi anche con una delicata operazione alla testa per cercare di ridurre ed asportare l’ematoma, ma non c’è stato niente da fare. Ieri il triste epilogo con le condizioni che sono andate progressivamente peggiorando nelle prime ore del mattino: prima la morte cerebrale, poi il definitivo arresto cardiaco. Il giallo sulla morte di Rosita resta e sulla vicenda stanno da giorni indagando i carabinieri della compagnia di Nola, coordinati dal capitano Gerardo De Siena, per cercare di ricostruire quanto accaduto nell’abitazione di Saviano. Un vero e proprio giallo sul quale gli inquirenti mantengono uno stretto e massimo riserbo portando avanti un’indagine delicata: da una prima sommaria ricostruzione le ferite ripetute e profonde (sopratutto quella alla testa) sembrerebbero escludere la caduta accidentale, ma non l’ipotesi di un’aggressione. Al momento non risultano iscritti nell’elenco degli indagati: sono state già ascoltate diverse persone come testimoni e altre ne saranno ascoltate anche nei prossimi giorni per cercare di ricostruire il complicato puzzle investigativo. Per questo potrebbe essere decisiva l’autopsia predisposta dai magistrati sul corpo della 39enne per spiegare le lesioni subite da Rosita, in particolar modo quelle alla testa risultate poi fatali. Sui social tanto affetto per ricordare la bella 39enne arrivata tanti anni fa giovanissima in Italia dal Sud America. “Un’infanzia problematica senza i genitori naturali, l’abbandono della terra d’origine, la morte prematura dei genitori adottivi, un matrimonio difficile” scrive un amico per spiegare la vita complicata di Rosita che aveva trovato un nuovo compagno”. C’è chi chiede “rispetto della memoria per una mamma, una donna, un’amica con cui abbiamo condiviso pezzi di infanzia” e chi vuole giustizia: “Non lasciamo impunito chi le ha fatto questo, lottiamo affinché chi ha strappato questa madre ai suoi figli possa pagare e soprattutto non giudichiamo, riposa in pace amica mia”.