L’uso prolungato del telefono cellulare può causare tumori alla testa: per i giudici c’è un nesso con l’utilizzo frequente del telefono. Lo sostiene la Corte d’Appello di Torino che ha confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Ivrea, emessa nel 2017, sul caso sollevato da un dipendente Telecom Italia colpito da neurinoma del nervo acustico che utilizzava il cellulare, anche 4 o 5 ore al giorno. Una sentenza storica, la prima al mondo a confermare il nesso causa-effetto tra il tumore e l’uso del cellulare. Il pronunciamento riapre il dibattito sulle neoplasie legato all’uso del cellulare, ma l’estate scorsa un rapporto curato da Istituto Superiore di Sanità, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa Piemonte), Agenzia nazionale per le nuove tecnologie (Enea) e Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ambiente (IREA) non ha dato conferme all’aumento di neoplasie legato all’uso del cellulare. La sentenza condanna l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail) a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale al dipendente di Telecom Italia. Eppure è una questione che interessa la salute dei cittadini ma manca informazione. Basta usare il cellulare 30 minuti al giorno per 8 anni per essere a rischio. Per Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, come per le sigarette, sulle scatole dei cellulari bisognerebbe scrivere ‘Se non usato correttamente, nuoce gravemente alla salute’. La sentenza di contribuisce a sensibilizzare i consumatori all’informazione sul tema e la questione riguarda anche i bambini, che sempre più utilizzano i cellulari.