Il Nucleo Carabinieri Subacquei durante l’attività di controllo dell’Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola, svolta d’intesa con il nucleo Tutela Patrimonio Culturale, su richiesta del Centro Studi Interdisciplinari Gaiola onlus (Ente Gestore del Parco), ha fermato alle prime luci dell’alba due pescatori di frodo specializzati nella pesca di Ricci di mare (Paracentrotus lividus). I fermati, provenienti da Torre del Greco, svolgevano l’attività con un piccolo natante munito di un compressone in grado di insufflare aria in continuo al subacqueo in immersione che raccoglie gli echinodermi in grandi sacchi. All’arrivo degli uomini dell’Arma i pescatori di frodo avevano già riempito due sacchi di ricci di mare per un totale di circa 38 chili, pari a circa 1000 esemplari. La pesca di ricci di mare all’interno dell’Area Marina Protetta è assolutamente vietata ed è reato penale punito ai sensi dell’articolo 30 della legge 394 del 91. Il Paracentrotus lividus, inoltre, è una specie protetta inserita nell’Annesso III del Protocollo Spami, in quanto “specie che necessita di una gestione oculata” e la cui pesca in Italia, oltre ad essere assolutamente vietata nelle Aree Marine Protette, è anche regolamentata, fuori dalle Amp, dal Decreto Ministeriale 12 Gennaio ’95. I ricercatori del Parco, che hanno svolto le dovute analisi prima di rilasciare nuovamente il pescato sui fondali del Parco, hanno potuto inoltre costatare la maggior parte dei ricci fosse di taglia ridottissima, compresa tra i 4 e i 5 centimetri, con esemplari di dimensioni anche inferiori ai 3 centimetri. Uno sciacallaggio vergognoso e privo di alcun senso visto che le gonadi (le cosiddetta “polpa” che si raccoglie per la vendita) in esemplari così piccoli sono praticamente quasi inesistenti, dato che tale specie ha un accrescimento di circa 1 centimetro all’anno e raggiunge la maturità sessuale tra i 4 ed i 5 anni di età. “E’ importante capire che questa attività di pesca illegale, oltre ad incidere drasticamente sulla popolazione di questa specie nell’area, provoca gravi ripercussioni sull’intera comunità biologica marina costiera. La rarefazione del Paracentrotus lividus, ha, ad esempio, immediate conseguenze negative sull’abbondanza degli stock ittici degli Sparidi, rappresentandone una delle fonti di nutrimento principali, e quindi, in ultima analisi, tale saccheggio continuativo sulle nostre coste danneggia direttamente anche i pescatori onesti dediti alla piccola pesca costiera” dichiara Paola Masucci, naturalista esperta del Csi Gaiola onlus.
“Questa problematica rappresenta una piaga nota da molto tempo lungo le nostre coste. Purtroppo negli ultimi anni la moda dello spaghetto al riccio di mare, ha innescato una recrudescenza esasperata, senza precedenti, di pescatori di frodo che saccheggiano letteralmente i nostri fondali per appagare la richiesta dei ristoratori ed in ultimo dei clienti. Il fatto che questa gente si spinga da Torre del Greco a svolgere la loro attività illecita all’interno della nostra Area Marina Protetta, dove comunque il rischio e le sanzioni sono molto più gravi, ci fa capire come oramai la presenza di tale specie lungo le nostre coste sia sempre più scarsa. Come fatto per i datteri di mare e di recente per le oloturie, sarebbe ora di rivedere la normativa vigente per vietare la pesca del riccio di mare nei nostri mari, anche al di fuori delle Amp, prima che sia troppo tardi” dichiara Maurizio Simeone, responsabile del Parco Sommerso di Gaiola.