In Campania, su 31 punti monitorati, oltre la metà supera i limiti di legge: sono sedici quelli giudicati fortemente inquinati e uno inquinato. Nel mirino ci sono sempre canali e foci, i principali veicoli con cui l’inquinamento microbiologico, causato da cattiva depurazione o scarichi illegali, arriva in mare. Con record assoluti, situazioni che nonostante gli esposti dell’associazione e i controlli delle forze dell’ordine mostrano un inquinamento ormai cronico: è il caso ad esempio la foce del fiume Irno a Salerno, del Savone a Mondragone, del fiume Sarno tra Castellammare e Torre Annunziata, della foce dei Regi Lagni a Castel Volturno, della foce del canale di Licola a Pozzuoli e della foce del torrente Asa a Pontecagnano giudicati “fortemente inquinati” per il decimo anno consecutivo.
È questa in sintesi la fotografia scattata lungo le coste campane dai tecnici di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane.
Un viaggio realizzato anche grazie al sostegno dei partner principali CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati e Novamont; dei partner sostenitori Assovetro – Endless Ocean, Ricrea, Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio e con il contributo di Pramerica SGR (Pramerica Sicav Social 4 Future). Media partner del tour è La Nuova Ecologia.
“Premesso che il nostro monitoraggio non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi regionali – dichiara Andrea Minutolo, portavoce di Goletta Verde – precisiamo che la fotografia scattata da Goletta Verde ha l’obiettivo di restituire un’istantanea che denota la presenza di casi cronici che segnaliamo da anni, ma per i quali evidentemente nulla è stato fatto. Il nostro obiettivo è quello di puntare l’attenzione sull’inquinamento da scarsa o assente depurazione che ancora oggi affligge il nostro Paese. Ricordiamo che sono già quattro le procedure di infrazione comminate all’Italia dall’Ue con un nuovo deferimento alla Corte di Giustizia arrivato pochi mesi fa. Basti pensare che, solo per la prima, la Commissione Europea ha già condannato il nostro Paese a pagare una multa di 25 milioni di euro più 30 milioni per ogni semestre di ritardo nella messa a norma. Soldi che avremmo potuto spendere per adeguare il nostro sistema depurativo attraverso progetti innovativi a difesa della salute del mare e dei cittadini”.
In particolare, in Campania i dati resi disponibili dall’Arpac, relativi ai controlli svolti nel 2018 sulle acque in uscita dagli impianti di depurazione, confermano la cronica criticità della situazione. Infatti, su un totale di 391 controlli eseguiti nella regione (a fronte dei 413 del 2017), il 39% è risultato “non conforme”, con punte di non conformità del63% per gli impianti della provincia di Caserta e a seguire del 53% per quelli della provincia di Benevento, del 49% per quelli della provincia di Salerno, del 48% per quelli della provincia di Avellino e del 26% per quelli della provincia di Napoli.
“Anche i controlli effettuati dall’Arpac rendono bene la gravità della situazione della depurazione in Campania dove, di fronte a quella che ormai è diventata una vera e propria emergenza – dichiara Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania – poco o niente è stato fatto dalle istituzioni. Quello della pessima qualità delle nostre acque in prossimità delle foci, che spesso diventano fogne a cielo aperto a causa del mancato funzionamento degli impianti di depurazione, deve diventare un tema prioritario nelle agende della classe politica regionale. È ora che la Regione Campania metta in atto al più presto un’adeguata ed efficace azione di prevenzione, piuttosto che attendere il conclamarsi delle varie crisi che puntualmente colpiscono il territorio come l’emergenza sul fronte della depurazione. Proprio per questo abbiamo accolto con piacere la proposta di legge di riordino dell’ARPAC con l’obiettivo di conferire a questo importante organismo un nuovo protagonismo. Speriamo che tutto ciò avvenga in tempi celeri, dotando l’Agenzia di risorse, strumenti e capacità di controllo, mantenendo saldo e rafforzando il principio ente terzo e imparziale”.
Nelle scorse settimane, la sofferenza degli ecosistemi fluviali campani, a causa del deficit depurativo e degli scarichi illegali legati soprattutto ad attività agricole e industriali, si è manifestata sempre con più evidenza. Tantissime sono state le segnalazioni per la presenza di scarichi e anomalie lungo i corsi fluviali da parte di cittadini ed enti di tutta la regione, indicando casi che spesso si riscontrano nei monitoraggi Arpac. Dalla presenza di cromo nel torrente Solofrana, affluente del fiume Sarno, a quella di mercurio nel fiume Sabato, affluente del Calore Irpino e che ha come sbocco finale il fiume Volturno, ma anche il fiume Ufita e Ofanto sono ormai costantemente minacciati. Per non parlare della proliferazione eccessiva di alghe e mucillagine nella costa tra Battipaglia e Eboli causate probabilmente dalla presenza importante di nutrienti proveniente dai settori intensivi dell’agricoltura e della zootecnia presenti nella Piana del Sele.
Il monitoraggio di Legambiente (i prelievi sono stati eseguiti dalla squadra di tecnici tra il 14 e il 18 luglio) prende prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non dei circoli di Legambiente e degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. Foci di fiumi e torrenti, scarichi e piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge che rappresentano i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare.
I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo.
In provincia di Caserta sono stati monitorati cinque punti e di questi due sono risultati fortemente inquinati: a Mondragone, alla foce del fiume Savone, e a Castel Volturno, alla foce del Regi Lagni. Entro i limiti, invece, i prelievi effettuati a Sessa Aurunca, alla foce del canale; a Mondragone, in località Fiumarella, sulla spiaggia di fronte alla foce della Fiumarella, e a Castelvolturno, in località Lago Patria, sulla spiaggia di fronte alla foce Lago Patria.
Nella provincia di Napoli, su nove punti campionati, quattro hanno dato un giudizio di “fortemente inquinato” ovvero a Pozzuoli, in località Lido di Licola, alla foce del canale Licola; a S. Giovanni a Teduccio, sulla spiaggia a 50 metri a sinistra della foce dell’Alveo Volla; a Torre Annunziata/Castellammare di Stabia, alla foce del fiume Sarno; a Castellammare di Stabia, in località Fosso Garibaldi, sulla spiaggia fronte rivo San Marco. “Inquinato”, invece, il prelievo effettuato a Ercolano, nel punto a mare di fronte alla foce del Lagno Vesuviano. “Entro i limiti” i campionamenti realizzati dai tecnici a Napoli, sul lungomare Caracciolo, sulla spiaggia Mappatella beach; a Portici, sulla spiaggia Mortelle; a Torre del Greco, in località Ponte della Gatta, sulla spiaggia sulla litoranea e a Torre Annunziata, località Lungomare Marconi, sulla spiaggia di fronte allo scarico.
In provincia di Salerno, su tredici punti monitorati, dieci sono risultati “fortemente inquinati”: ad Atrani, alla foce del torrente Dragone; a Salerno, in località lungomare Clemente Tafuri, alla foce del fiume Irno, e nel punto tra Salerno e Pontecagnano Faiano, in località Torre Picentina, alla foce del fiume Picentino; a Pontecagnano Faiano, in località via mare Jonio/lungomare Magazzeno, alla foce del Torrente Asa; nel punto tra Pontecagnano e Battipaglia, alla foce del Tusciano; a Eboli, in località Marina di Eboli, alla foce del canale di scarico; a Capaccio, in località Laura, alla foce del rio presso via Poseidonia 441; nel punto monitorato in località Torre di Paestum Licinella, alla foce capo di fiume e in quello tra Capaccio e Agropoli, alla foce del fiume Solofrone; a Centola Caprioli/Baia degli Angeli, alla foce rio presso la spiaggia. “Entro i limiti” i risultati dei punti campionati a Castellabate/Montecorice, in località Ogliastro/Baia Arena, sulla spiaggia di fronte alla foce del rio Arena; a Vibonati, in località Villamare, sulla spiaggia di fronte al Rio Caca Fave; e nell’altro punto campionato a Salerno, sulla spiaggia presso via Mantegna.
Quattro i punti monitorati sull’Isola di Ischia, risultati tutti “entro i limiti”: a Ischia Ponte, sulla spiaggia del muro rotto; a Casamicciola Terme, in località Perrone, sulla spiaggia Perrone; a Forio, in località Chiaia Spinesante, sulla spiaggia di Chiaia davanti al canale, e a Ischia, in località lungomare Cristoforo Colombo, all’altezza del Rio Corbore.
Permangono, poi, le criticità sulla cartellonistica informativa rivolta ai cittadini che, nonostante sia obbligatoria per ormai da anni per i Comuni, non viene ancora rispettata. Indicazioni che hanno la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare e i dati delle ultime analisi. Su trentuno punti monitorati, i tecnici di Goletta Verde hanno segnalato la presenza di questo cartello soltanto in un punto, A Napoli, sul lungomare Caracciolo, sulla spiaggia Mappatella beach. Mentre in cinque casi non campionati dalle Autorità competenti, era presente il cartello di divieto di balneazione come previsto dalla legge.