Se ne va uno degli ultimi miti della napoletanità. Se ne va un gigante del mondo della cultura, che alla città partenopea, alla sua filosofia, alla sua unicità, ha dedicato un’intera vita e un’intera opera, sia letteraria che cinematografica. L’ingegnere filosofo Luciano De Crescenzo è morto oggi a Roma, all’età di 91 anni. Da tempo le sue condizioni di salute – lui che da anni soffriva di una malattia neurologica – non erano delle migliori. A portarlo via, le conseguenze di una polmonite. Ci lascia però un’eredità immensa, da tener conto per le generazioni a venire. Oltre cinquanta libri, 18 milioni di copie vendute nel mondo, di cui 7 milioni in Italia. Le sue opere sono state tradotte in 19 lingue e diffuse in 25 paesi. Per non parlare di pellicole indimenticabili come «Così parlò Bellavista» e «32 dicembre».
De Crescenzo era nato a Napoli, nel quartiere di Santa Lucia, il 28 agosto del 1928. Suo padre aveva un negozio di guanti a Napoli in via dei Mille. In uno dei suoi libri racconta di un colloquio immaginario in paradiso: il padre chiede subito notizie sull’andamento del mercato dei guanti. Naturalmente non riesce a credere che adesso i guanti non li porta più nessuno. Il piccolo Luciano frequentò le elementari assieme a Carlo Pedersoli, suo vicino di casa, alias Bud Spencer.
Durante la Seconda guerra mondiale si spostò a Cassino, poiché il padre riteneva che questo luogo sarebbe stato più sicuro di altri. Invece le cose andarono diversamente, infatti Cassino fu rasa al suolo.
Sposatosi nel 1961 e poi separato, ebbe una figlia, Paola, che è rimasta fino all’ultimo istante al suo fianco. Si laureò in Ingegneria idraulica col massimo dei voti presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e fu allievo del grande genio Renato Caccioppoli. Ma nel 1976 scoprì la sua vera vocazione, quella di “scrittore divulgatore”, motivo per il quale, dopo l’immenso successo del suo libro d’esordio, «Così parlò Bellavista», decise di lasciare la IBM per la quale lavorara e intraprendere la carriera di scrittore. Fu Maurizio Costanzo a lancialo; anche grazie alla sua partecipazione al talk show «Bontà loro» condotto da Costanzo, fra il 1976 e il 1977 il libro vendette più di 600.000 copie e fu tradotto anche in giapponese, diventando un caso letterario senza eguali. Seguirono una lunghissima serie di romanzi («Oi dialogoi» del 1985, «Sembra ieri» del 1997, «La distrazione» del 2000) e opere di saggistica divulgativa (“Storia della filosofia greca», «Il pressappoco» del 2007, «Il caffè sospeso» del 2008, «Socrate e compagnia bella» del 2009, «Ulisse era un fico» del 2010, «Tutti santi me compreso» del 2011, «Fosse ‘a Madonna» del 2012, “Garibaldi era comunista” del 2013, “Gesù è nato a Napoli” dello stesso anno e” Ti porterà fortuna” del 2014.
Un grande successo lo ebbe anche in tv. Pensiamo a programmi come “Zeus – Le Gesta degli Dei e degli Eroi” sui miti e sulle leggende degli antichi greci. Per non parlare del successo cinematografico, immortalando sullo schermo il personaggio napoletanissimo del professor Bellavista e recitando persino con Sophia Loren in “Sabato domenica e lunedì” della Wermuller. Sul grande schermo aveva però esordito come attore ne Il pap’occhio” (1980) nel ruolo del Padreterno, al fianco dell’amico Roberto Benigni e diretto da Renzo Arbore. (il Mattino.it)