La chiesa di San Severo al Pendino fu utilizzata come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale: la scelta di presentare Betadine+Bic in questo luogo e in corrispondenza del Giorno della Memoria nasce dal carattere di impegno e denuncia da cui le opere stesse nascono. La chiesa ospiterà così i nostri nuovi martiri.
Attraverso una indagine tra social network e solidarietĂ sociale di baumaniana memoria, Betadine+Bic vuole curare l’assuefazione dalle immagini di reportage che ci giungono ormai quasi solo dai social network. Si traccia così un percorso tra vecchie e nuove causes con l’intento di riportare quella percezione di solidarietĂ solida in un’era digitale che liquida le immagini prodotte alla velocitĂ della luce. Il tempo umano della pittura avvicina foto di reportage istantaneamente rimosse per la loro crudezza.
I soggetti di Betadine+Bic sono non a caso pescati dal mare dell’informazione digitale, sono immagini riconoscibili che divengono icone la cui matrice pop è sconfessata dall’introspezione/deformazione psicologica propria di un certo espressionismo.
L’insolito medium – tanto la bic quanto il betadine – è usato come vero e proprio mezzo per comporre una vera e propria frase, un codice personale la cui coerenza si estremizza fino a plasmare anche lo stile in funzione del concetto. La penna bic, ormai obsoleto strumento della scrittura, si riattualizza in un campo che non le è proprio e riconduce, ancora una volta, all’impegno del reportage e alla sua crudezza: la bic blu assolve al compito narrativo, alla rossa è attribuito un valore poetico.
Nell’espressione così ottenuta è giĂ insito il verbo, l’azione, la volontĂ di restituire una dimensione altra alla fotografia, di fermarla nel suo interrogare il fruitore, nel suo stare dinanzi allo spettatore. Il verbo si definisce nell’emergenza del segno rosso e nei medicativi campi di colore del betadine. L’ambizioso complemento è nelle mani del fruitore, che può decidere di confrontare fisicamente quell’emergenza con la sua vita quotidiana ed è chiamato, ancora una volta, a firmare una nuova intima petizione nella propria coscienza.
Venerdì 18 gennaio, sabato 26 gennaio e sabato 2 febbraio, alle ore 17:00, le opere saranno raccontate dal reading teatrale di Laura Borrelli e dal piano di Benedetta Clemente.
Giuseppe Fontanarosa, Napoli 1977, architetto, pittore, vive e lavora Portici.
contatto: giuseppefontanarosa@hotmail.it