Un giallo lungo sessantaquattro anni, risolto grazie ai social network. E’ infatti grazie a un post pubblicato sui profili social della Polizia di Stato, che i resti di uno sciatore francese, scomparso nel 1954, sono stati identificati. L’attivitĂ di indagine tecnico- scientifica era iniziata 13 anni prima, il 22 luglio 2005, quando in localitĂ Cime Bianche della Valtournanche (AO), a quota 3100 metri, il ghiacciaio restituiva i resti umani (unitamente a indumenti e accessori vari) presumibilmente appartenenti a uno sciatore.
L’analisi degli indumenti e gli accertamenti effettuati dalla Polizia Scientifica di Aosta sugli accessori rinvenuti, avevano consentito di ipotizzare che il cadavere potesse appartenere ad una persona benestante, di età media (30-50 anni), di circa cm 175 di statura. La data della morte veniva collocata ai primi anni Cinquanta, in periodo primaverile.
Poiché le indagini svolte non avevano consentito l’identificazione dei resti di un presumibile sciatore, la Procura di Aosta aveva disposto la diramazione dei contenuti dell’indagine attraverso i mass media locali e la pagina Facebook della Questura di Aosta, con la richiesta di darne la più ampia diffusione anche oltralpe, ed in particolare in Svizzera e in Francia. Il post veniva pubblicato il 22 giugno, cui seguiva anche la divulgazione a mezzo stampa.
Il 29 giugno l’appello veniva postato anche sulla pagina Facebook della Polizia di Stato “Agente Lisa”, con l’invito a rivolgersi alla polizia per “dare un volto e un nome allo sciatore ritrovato nel 2005 a 3.100 metri di altezza sul Cervino in Valle D’Aosta”.
Ed è proprio grazie al post che le indagini hanno finalmente una svolta poichĂ©, tra i commenti del post, ne appare uno di particolare interesse, di tale Emma Nassem, che così commentava in francese: “Qui contacter? Je connais sans doute cette personne”,“Qui, je crois connaĂ®tre cette personne. Mon oncle dĂ©cedĂ© aves ses skis suer le Cervine en 1954 un jour de grosse tempĂŞte” (“Chi contattare? Probabilmente conosco questa persona “,” Penso di conoscere questa persona. Mio zio morì con sciando sul Cervino nel 1954 in un giorno con un forte temporale”).
Attraverso Facebook, inizia quindi uno scambio di messaggi tra il personale della Polizia Scientifica di Aosta e la Signora Emma Nassem. Dopo alcuni giorni di contatti via Messenger, si capisce che la signora ha appreso della notizia delle ricerche in corso da una radio francese, che riprendeva la comunicazione dei social network della Polizia di Stato. Dalle indicazioni fornite alla radio, la donna aveva intuito subito che la persona di cui si parlava potesse essere suo zio, scomparso nel 1954.
Suo padre, Roger La Masne, nato a Parigi il 19.11.1923 è, infatti, il fratello di Henri Joseph Leonce La Masne, nato ad Alençon il 26 marzo 1919. Appena saputo delle nostre ricerche, il signor Roger la Masne – commosso e soprattutto sorpreso, come tutti i famigliari e la ristretta cerchia di amicizie, di quanto impegno la Polizia italiana avesse messo in questa lunga attività – inviava alla Polizia Scientifica una mail:
“Sono il fratello di Henri Le Masne, che è probabilmente lo sciatore scomparso 64 anni. Sono contento di potervi fornire alcune informazioni utili per le indagini. Mio fratello Henri, single, era un personaggio piuttosto indipendente, era un amministratore civile del Ministero delle Finanze a Parigi. Era andato in licenza. Solo pochi giorni dopo la data prevista del suo ritorno dal congedo, la sua amministrazione ci informò e scoprimmo che era scomparso. Decisi allora, io come fratello minore di quattro anni, di andare lì, presso l’hotel Gran Baita dove si era recato”.
Il signor Le Masne trasmetteva, inoltre, un promemoria relativo alle ricerche che svolse tra Torino e Breuil Cervina, dal 30 aprile al 2 maggio 1954. Presso l’hotel Gran Baita di Cervinia apprendeva che Henri vi si era recato in data 13 marzo con l’intenzione di soggiornarvi 15 giorni. Il giorno 26 marzo 1954, poi, Henri aveva lasciato l’albergo per andare a sciare, senza farvi più ritorno. Lasciava in deposito 35.000 lire e 5000 marchi francesi, oltre a tutti gli effetti personali, nella stanza che gli era stata assegnata.
La ricostruzione dei fatti così esposta dal signor Roger appariva verosimile e la Polizia Scientifica continuava i contatti con la signora Emma, per ulteriori informazioni. Questa, a confortare quanto riferito dal padre, inviava una foto dello zio, dimostratasi particolarmente utile a sostegno della tesi che i resti rinvenuti fossero proprio quelli dello zio. Egli, infatti, nella foto, indossava gli stessi occhiali rinvenuti vicino ai resti.
A questo punto, alla procura di Aosta, ed anche ai familiari, occorreva la prova principe, ossia il DNA. La Polizia Scientifica aveva giĂ estratto, da alcune ossa dello sciatore, il DNA nucleare, consentendo di ottenere un profilo genetico autosomico di un soggetto maschile.
Inoltre, visti gli anni trascorsi dal decesso, nel timore di non poter effettuare un confronto diretto, era stato amplificato anche l’aplotipo del cromosoma Y, specifico del DNA di origine maschile e condiviso da tutti i membri maschili di una famiglia appartenenti allo stesso ramo paterno (quindi nonno, padre, fratelli, cugini per parte di padre, etc.) per un eventuale confronto con parenti ancora in vita.
Il signor Roger, dichiarandosi disponibile a sottoporsi al test del DNA, rendeva quindi possibile tale confronto, che il 24 luglio dava esito positivo, confermando l’identità del fratello Henri Joseph Leonce La Masne.
(adnkronos)