I carabinieri della compagnia di Casoria al culmine di articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli hanno dato esecuzione a Napoli e Venezia a un’Ordinanza di Custodia Cautelare, detentiva e non detentiva, emessa dal gip di Napoli a carico di 5 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio o alla ricettazione di apparecchiature elettroniche, alla violazione e all’accesso abusivo di dispositivi elettronici. Si tratta, in particolare, di tablet e smartphone di ultima generazione che poi venivano rivenduti sul mercato attraverso canali di vendita “dedicati”. Diciannove persone, gli acquirenti dei dispositivi di provenienza furtiva, sono invece ritenuti responsabili di ricettazione e, allo stato, indagati a piede libero. L’avvio delle indagini risale al a febbraio 2016 quando i Carabinieri dell’aliquota Radiomobile di Casoria avevano individuato la presenza di un Ipad Apple provento di furto all’interno di un locale in via Nazionale delle Puglie, in territorio del comune di Casoria. La perquisizione subito eseguita in quello che in apparenza era un esercizio commerciale di riparazioni di materiale informatico, aveva svelato invece svelato l’esistenza di un laboratorio clandestino adibito alla “rigenerazione” di dispositivi elettronici e di attrezzature varie di provenienza illecita.
Nell’immediatezza furono rinvenuti e sequestrati beni corpo di reato: un computer, uno smartphone e 3 tablet della Apple, 3 smartphone della Samsung. Le successive indagini disposte dal Pubblico Ministero -che si sono avvalse anche di complessi accertamenti tecnici e di informatica forense sul materiale in sequestro- hanno permesso di rinvenire significative tracce informatiche riconducibili alla violazione, manipolazione e successiva rivendita di numerosi dispositivi elettronici, da parte degli odierni indagati. Le successive attività di riscontro sui dati emersi, svolte dai carabinieri del Norm di Casoria che hanno potuto contare anche sulla collaborazione della cyber-security della casa-madre “Apple”, ha permesso di individuare i dati identificativi relativi a ben 127 apparecchi transitati dalle mani degli indagati, e di scoprire che ben 80 dispositivi risultavano di illecita provenienza in quanto oggetto di furto o di altri reati contro il patrimonio. Tra questi spicca anche un ecografo portatile, del valore stimato 150.000 euro, sottratto a una struttura sanitaria del territorio e mai recuperato. Ulteriori elementi investigativi hanno consentito di appurare che i dispositivi elettronici non erano stati rinvenuti in sede di primo accesso, in quanto già rivenduti sul mercato, dopo la sistematica violazione delle password di accesso e una attività di “rigenerazione” effettuata attraverso la manipolazione del sistema operativo con software professionale. Le successive indagini hanno poi permesso di ricostruire la “catena di vendita” attraverso la quale il gruppo rivendeva sul mercato i dispositivi riciclati, giungendo rapidamente all’individuazione degli altri indagati. Le ipotesi investigative, venivano infine suffragate dalle approfondite ricerche, effettuate dai carabinieri del Norm, che hanno individuato gli utilizzatori materiali di ben 30 dispositivi trafugati e riciclati, effettivamente rinvenuti e sequestrati.