domenica, Settembre 8, 2024
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Cancro: sotto processo patatine, carni processate e bibite gassate

I cibi ultra-processati come le merendine e le pietanze pronte da riscaldare, ma anche bibite gassate, sempre più nel mirino della scienza per i loro potenziali e molteplici effetti negativi. Sono anni ormai che studi scientifici evidenziano legami tra il consumo di carni processate (come gli affettati, le carni in scatola, ecc.) e zucchero bianco raffinato ed il rischio di sviluppare tumori. Una nuova ricerca dalla Sorbona di Parigi e la Università di San Paolo, in Brasile, e pubblicata sull’autorevole rivista scientifica British Medical Journal, chiarisce con rigore statistico il pericolo di incappare nella terribile malattia del cancro e sue varianti attraverso il consumo dei cibi classificati come «ultra-processati». Nella categoria rientrano un grandissimo numero di prodotti che tanti di noi consumano quotidianamente: bevande gassate e iper-zuccherate,  cibi pronti come quelli surgelati da cuocere nel forno a microonde. Ma non solo: anche le patatine in busta, il pane preconfezionato, i dolci, le salsicce e il bacon, le crocchette di pollo e le zuppe preconfezionate rientrano nella malsana categoria. Questi cibi hanno in comune un elevatissimo contenuto di sale, grassi saturi e zuccheri aggiunti, mentre sono scarsissimi nel loro apporto nutrizionale, per esempio di fibre e vitamine. Si calcola che, per ogni 10% di consumo in più di questi cibi, il rischio di cancro aumenti del 12%. «La nostra è la prima ricerca ad esplorare e sottolineare l’aumento del rischio nello sviluppo dei tumori – in particolare al seno – in associazione con l’apporto di cibi ultra-processati», spiegano i ricercatori. «Se verranno confermati da setting di ricerca e gruppi di popolazione diversi, questi risultati indicano che il rapido aumento del consumo di cibi ultra-processati causerà l’aumento del numero dei pazienti di cancro nei prossimi decenni». Durante lo studio, i ricercatori hanno osservato 105mila adulti in salute di un’età media di 43 anni. I partecipanti sono stati divisi in gruppi a seconda del loro consumo di cibi ultra-processati nell’arco di 24 ore. In generale, il team ha notato che le persone che più consumavano questi cibi – fino al 32% della loro alimentazione complessiva – correvano il 23% del rischio in più di sviluppare una forma di cancro nel corso dei 5 anni successivi, rispetto a chi ne consumava di meno (circa l’8% dell’alimentazione). I ricercatori tengono a precisare di non aver trovato nessun legame tra lo sviluppo di tumori e il consumo di cibi in scatola come fagioli e altri legumi, formaggi e pane fresco.

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