ACERRA – Si fece voce dei terremotati del Belice, in Sicilia, che vivevano al freddo nelle baracche. Fu Pastore in terra di camorra, in anni in cui i morti si contavano a centinaia. Prete-terremoto, vescovo anticamorra: è morto monsignor Antonio Riboldi, per tutti don Antonio, vescovo emerito di Acerra. Il decesso all’alba, a 94 anni, a Stresa, in Piemonte, presso la casa dei rosminiani dove si trovava dalla scorsa estate. A darne l’annuncio la Curia di Acerra dove è stato vescovo dal ’78 al 2000.
I FUNERALI E IL RICORDO – Saranno celebrati nella cattedrale di Acerra i funerali di don Antonio Riboldi, vescovo emerito dalla città dell’hinterland partenopeo, ricordato spesso come il ”vescovo anticamorra” per la sua lotta alla criminalità organizzata che lo portò, negli anni ’80, ad una manifestazione contro la camorra ad Ottaviano, dove guidò migliaia di giovani nella città di Raffaele Cutolo, boss indiscusso della Nco. Dopo una messa, prevista per martedì, nel convento dei monaci rosminiani a Stresa, dove il presule si è spento in nottata in seguito ad una lunga malattia, la salma di monsignor Riboldi è attesa ad Acerra, ed ancora non è chiaro se la sepoltura avverrà all’interno della cattedrale, così come da desiderio del presule. Nominato vescovo di Acerra il 25 gennaio 1978 dal Beato Papa Paolo VI, monsignor Antonio Riboldi, che apparteneva all’ordine dei rosminiani, fece il suo ingresso in diocesi il 9 aprile dello stesso anno, occupando una sede vacante da 12 anni. Don Riboldi trovò una situazione non facile, dovendo ”rianimare la vita ecclesiale e sostenere l’intera comunità tra le problematiche di un momento che richiede la difesa della dignità della persona”. Ma le sue attenzioni si rivolsero soprattutto al contrasto alla camorra, tanto da essere messo sotto scorta. Storica la marcia che negli anni ’80 portò migliaia di giovani ad Ottaviano, città del capo indiscusso della Nco, Raffaele Cutolo. ”Meglio ammazzato che scappato dalla camorra”, gli avrebbe detto sua madre quando le palesò i suoi timori. ”In quel momento – disse il presule in occasione dei suoi 90 anni celebrati nel 2013 nel Duomo diAcerra – mi sono sentito veramente di essere un vescovo, e ho capito cosa significava essere un prelato che deve amare la gente anche se non ricambiato, amare la Chiesa anche se non tutti ti capiscono”. Don Riboldi incontrò anche numerosi criminali in carcere, tra cui lo stesso Cutolo, e al presule sono attribuiti i pentimenti di alcuni ex camorristi. Nonostante la rinuncia all’esercizio episcopale per i limiti d’età raggiunti nel 1999, il vescovo emerito aveva scelto di restare ad Acerra, che gli ha conferito un paio di anni fa la cittadinanza onoraria, e continuava a celebrare messa nella chiesa dell’Annunziata. ”I nostri contatti erano costanti – ha ricordato monsignor Antonio Di Donna, attuale vescovo di Acerra – e fino a quando le forze glielo hanno consentito ha celebrato spesso la messa domenicale in cattedrale seguendo sempre con vivo interesse la vita della diocesi e chiamandomi personalmente nei momenti importanti di questa chiesa locale”. Anche la vita diocesana riprende vigore grazie al carisma e all’impegno di monsignor Riboldi, e lo stesso presule spesso ricordava lo stupore che gli aveva confessato l’arcivescovo di Milano di fronte a tanta vitalità, nonostante le piccole dimensioni della diocesi. Curioso e aperto alla modernità, Riboldi è stato uno dei primi vescovi a sbarcare su Internet nel 1997: fino a poco tempo fa le sue omelie arrivavano a migliaia di persone. (Ansa)