SAN VITALIANO (Nello Lauro- Il Mattino)- Silenziose quanto pericolose. In questa terra dei fumi sono diventate una triste realtĂ da aggiungere ai disastri del passato. Sono le polveri sottili conosciute con il nome tecnico di pm10: qui, nella zona del Nolano, i valori registrati sono da anni tra i piĂą alti e fuorilegge in Italia. Lo certifica anche una relazione pubblicata dall’Arpac che descrive la situazione nella zona di San Vitaliano. Il limite di 35 sforamenti delle polveri sottili all’anno consentiti per legge, con una concentrazione superiore ai 50 microgrammi per metro cubo al giorno, è stato superato giĂ il 17 marzo scorso. Ma da quest’anno a guidare la poco lusinghiera classifica c’è Pomigliano che dati alla mano, aggiornati al 17 settembre, guida con 84 sforamenti (lo scorso anno in totale furono 55), San Vitaliano è a quota 69, Volla si assesta a 50 mentre la zona industriale di Acerra è a 44, con Casoria ferma a 34 e prossima a superare il limite.
L’agenzia regionale per la protezione ambientale ha analizzato il complesso fenomeno: «i valori si legge nella relazione firmata dal dirigente Antonio Onorati – dipendono da piĂą fattori concomitanti, quali le emissioni di area vasta, le emissioni locali, l’assetto morfologico e l’andamento meteorologico». Con un peggioramento nei mesi invernali dovuti all’uso a riscaldamento da biomasse (come stufe o caldaie a pellet). Il principale risultato per quanto riguarda le fonti di emissione è che le attivitĂ antropiche contribuiscono per il 41 % con il traffico stradale, per il 38% con i riscaldamenti domestici, per il 16% con industrie e cave (nella zona di Polvica di Nola e Casamarciano dove di recente il sindaco Andrea Manzi ha ordinato la chiusura di una attivitĂ estrattiva per inquinamento ambientale e sonoro) e lo 0,1% del termovalorizzatore di Acerra. Una situazione sfavorita da un territorio costituito da una piana depressa con poco vento e scarse precipitazioni che insieme all’umiditĂ fanno ristagnare gli inquinanti nell’aria.
«L’Arpac minimizza dicono i medici dell’Isde (associazione medici per l’ambiente) del Nolano-Acerrano – l’impatto dell’inquinamento atmosferico dell’inceneritore di Acerra omettendo di dire che le ceneri prodotte dall’impianto sono un terzo del totale bruciato (circa 250 mila tonnellate l’anno di ceneri tossiche)».
«L’inquinamento da polveri sottili da cave non tiene conto della speciazione delle particelle, che vedono livelli di carbonato di calcio (prodotto dalle attivitĂ estrattive) piĂą elevati e oltre i limiti di legge che aggiungono i medici – può arrecare danni all’apparato respiratorio ed allergie soprattutto nei bambini».
«I comuni dovrebbero attuare il decalogo di abbattimento delle polveri inserite nel piano regionale della qualitĂ dell’aria approvato da tempo e mai attuato».