QUINDICI (Bianca Bianco-Il Mattino) – I macchinari del maglificio fanno da scenografia, tetra e polverosa, alla tavola rotonda dei ragazzi di Libera. Sono arrivati a Quindici tre giorni fa per partecipare alla settimana di “Estate Libera”, il campeggio di impegno e formazione organizzato dall’associazione di don Luigi Ciotti all’interno dell’ex villa bunker del clan Graziano oggi convertita in maglificio dopo essere stata confiscata alla camorra. E’ il secondo appuntamento (dal 17 al 23 luglio) con questa occasione data a giovani e meno giovani per conoscere la difficile realtà del Vallo di Lauro ma anche per toccare con mano quello che si può fare, o meglio si potrebbe fare viste le difficoltà incontrate in questi anni, per restituire alla collettività un bene della malavita. I partecipanti sono otto volontari di Libera: il più giovane ha 18 anni ed è di Milano, il più anziano ha 79 anni e viene da Bari. Gli altri provengono da Brescia, Treviso, Padova. Tutti sono qui per prendere parte a tante iniziative di Libera, e ieri hanno vivacizzato l’incontro dibattito con il procuratore aggiunto di Avellino Vincenzo D’Onofrio, 52 anni, originario di Pomigliano D’Arco. Con lui il coordinatore di Libera Avellino Francesco Iandolo, il responsabile regionale Fabio Giuliani, il vicequestore Flavio Tranquilli ed il comandante della compagnia carabinieri di Baiano Giuseppe Ianniello. L’occasione è l’anniversario della strage di via D’Amelio del 1992, e all’inizio D’Onofrio inaugura una aiuola del maglificio che i volontari hanno dedicato alla memoria dei magistrati Falcone e Borsellino. D’Onofrio inizia con il ricordo toccante del suo esame da magistrato e da quel tema consegnato nella mani di Francesca Morvillo, che sarebbe morta il giorno dopo nella strage di Capaci insieme al compagno Giovanni Falcone: “Ci guardava in faccia e ci diceva che avremmo superato l’esame, una persona umanissima”. Dal ricordo si passa poi ad una lectio magistralis lunga ed intensa, senza interruzioni, sul significato di camorra, mentalità mafiosa, omertà: spiegate ai giovani ed in particolare a giovani del Nord che tante dinamiche ignorano. Pm in Calabria, poi all’Antimafia di Napoli ed oggi vicecapo della procura di Avellino, D’Onofrio da sempre incontra solo i giovani e gli studenti per dare fondamentalmente un unico messaggio: “Non facciamoci i fatti nostri perché sono anche fatti nostri”. Una sfida all’omertà attraverso esempi pratici, da Giancarlo Siani a Peppino Impastato fino alla figlia dell’imprenditore Francesco Santaniello vittima innocente della camorra nel 2002. “Gli esempi servono- ripete D’Onofrio che poi apre una dura parentesi sul maglificio I 100 quindici passi inaugurato in pompa magna ed oggi praticamente fermo: “C’ero anche io nel giorno dell’inaugurazione, in una folla di persone e istituzioni. Qui ci sono passati politici e magistrati eppure di quelle promesse non rimane assolutamente nulla”. Il maglificio è tristemente fermo, reso vivo solo dalle iniziative di Libera che stanno dando linfa quantomeno ad una storia, mentre i macchinari prendono solo la polvere attendendo un rilancio che non arriva. Iniziative che continueranno sino al 23 luglio, per poi ripartire ad agosto ancora con un camping dedicato all’impegno civile per dare ancora al paese, alla comunità del Vallo sinora poco partecipe ed all’Irpinia, un esempio concreto destinato a camminare sulle gambe di questi ragazzi.