di Tommaso Palo* (skyrunner, atleta Berg Team)
“Scopro per caso il Magraid, una gara di corsa a piedi nella steppa friulana, una sorta di deserto, non di sabbia ma di sassi, tanti sassi del greto dei fiumi Cellina e Meduna e di scenari steppici a perdita d’occhio nei territori dei Magredi vicino Pordenone. Era giugno 2016, da poco avevo cominciato ad allungare le distanze e non sapevo neanche cosa fosse un’ultratrail perchè mai provate distanze superiori ai 42km classici di una maratona, per di piĂą non sapevo neanche cosa fosse una maratona.
La prima sensazione, guardando le immagini e i video sul sito dell’organizzazione di gara è descritta da una frase: “Questà è la mia gara, il viaggio dentro me stesso, la sfida contro i miei limiti e paure”. A giugno di quest’anno finalmente prendo parte alla decima edizione “Magraid 2017” 100km di corsa in tre tappe nella steppa friulana. Parto per un’avventura che mi vedrĂ come primo atleta campano in assoluto in 10 edizioni del Magraid selezionato anche per essere parte del Team Icarus Sky Sport HD e vivere il viaggio seguito dalle telecamere e con interviste in corsa.
La Prima tappa “Steppa” in nottura da 20km parte alle 20 della sera del 16 giugno con tanta umiditĂ e con previsione di temporale (il territorio è molto particolare e le condizioni meteo possono variare repentinamente). Sono in gara e comincio ad assaporare la corsa nella steppa, percorro alcuni km e il sole al tramoto si staglia davanti agli occhi, un tramonto rosso su una distesa di erba alta di colore giallognolo che ti fa immaginare di essere nella Savana, di essere in Africa. La prima tappa è solo un assaggio di quello che mi aspetterĂ nella seconda e terza tappa, da lontano sulla sponda del fiume guardo, negli ultimi km di tappa, il greto bianco, il deserto di sassi che affronterò nella seconda e terza tappa. Non ho mai partecipato ad una gara del genere e mai partecipato ad una gara di corsa a piedi a tappe così impegnativa ma suggestiva allo stesso tempo. Alla fine di ogni tappa, al Magraid si condivide tutto con gli altri, dalla ristorazione ai bagni (chimici) ai posti letto sulle brande nelle tende militari, le docce ma soprattutto le storie di tutti, perchè ogni atleta è li per qualcosa che va oltre lo sport, oltre la corsa a piedi.
La Seconda tappa “Grave” quella da 55km, la piĂą impegnativa delle 3 mi vede in cora per 7 lunghe ore con tantissimi passaggi nel fiume di sassi. Dopo circa 18 chilometri percorsi alternando compagni di avventura mi ritrovo solo ad affrontare le mie ultime 3 ore di gara sotto un cielo blu e un sole caldissimo da spaccare i sassi. Gestire era la parola d’ordine di quel giorno, gestire le risorse idriche, le energie, far fronte in modo positivo ai dolori ai piedi che quasi bruciavano. Il ricordo piĂą bello della tappa è stato l’essere solo con me stesso, il non vedere nulla di artificiale, e il “perdersi” in quella natura così ostile ma al tempo stesso ospitale.
La Terza tappa “Risorgive” da 25km è stata una corsa veloce al traguardo, perchè la voglia di assaporare la vittoria era immensa tanto da non sentire la fatica e i dolori. Ho corso veloce, mi sono immerso nelle pozze di acqua sorgiva del fiume Cellina e poi via al traguardo condividendo gli ultimi 8 km con Alfio, atleta di Bergamo, sognando l’arrivo per mano che avrebbe decretato la vittoria, la vittoria su se stessi, sull’ambiente ostile, sulle capacitĂ di adattamento e di resistenza.
Un’avventura in luogo unico e straordinario e per quanto difficile ed estrema, questa gara è stata un sogno ad occhi aperti che ho realizzato grazie alla forza di volontĂ , dedizione e grande passione in quello che faccio e alla forza trasmessa dai tanti atleti partecipanti.
Si dice che un viaggio finisce solo quando qualcuno ti abbraccia… aggiungo che dopo l’abbraccio ne comincia un altro alla ricerca di nuove ed entusiasmanti emozioni da condividere con gli altri”.