SPERONE (Bianca Bianco- Il Mattino)- Completamente isolati ed a rischio chiusura. I titolari di fabbriche ed opifici dell’area industriale di Sperone si mobilitano dopo il sequestro del cavalcavia numero 22 di località “Campo di Pietra”. Il passaggio soprelevato dell’autostrada A16 è stato chiuso su ordine della Procura di Avellino dopo una serie di sopralluoghi ed una perizia che ha stabilito il rischio di crollo per l’opera collaudata nell’ormai lontano 1964 e per il vicino e coevo cavalcavia numero 20. Le condizioni di “ammaloramento” di molte parti delle strutture hanno reso necessario interdire il passaggio ai mezzi meccanici attraverso il sequestro preventivo finalizzato ad accertare anche le responsabilità per omissioni e mancate manutenzione. Sul registro degli indagati sono finiti due dirigenti di “Autostrade per l’Italia”. Ma questa vicenda tocca da vicino anche gli imprenditori che hanno le proprie attività nell’ex area Pip di Sperone e che avevano come unica via di accesso per i mezzi  il cavalcavia numero 22. “Una situazione paradossale- spiega Domenico Manganelli, amministratore delegato della EuroNut, azienda nata nel 1996 che si occupa della lavorazione di semilavorati per l’industria dolciaria, una società per azioni che serve anche diverse multinazionali soprattutto all’estero e conta 25 lavoratori. “Dal giorno del sequestro- spiega Manganelli- la nostra e le altre aziende, anche quelle agricole, sono bloccate. Impossibile il passaggio di camion che nel nostro caso attraversavano quel cavalcavia al massimo sette volte al giorno e con carichi non pesanti. Sul ponte potremmo passare solo a piedi e con dei carrelli ma è una soluzione impraticabile. Allora abbiamo fittato dei depositi ma il dispendio economico è enorme”. A peggiorare le cose, la mancanza di allacci per il metano. Le aziende si riforniscono di gpl da commercianti che lo trasportano da sempre proprio attraversando quel ponte. Una operazione ora impossibile: “Per noi è un danno incalcolabile- continua Manganelli-. Senza gpl saremo costretti a chiudere la produzione e questo si tradurrà in cassa integrazione per i nostri lavoratori”. Una vicenda paradossale anche per le possibili conseguenze in tema di sicurezza sul lavoro: su quel cavalcavia non possono passare nemmeno le ambulanza. Cosa accadrebbe se un operaio si facesse male? Interrogativi che gli imprenditori, assistiti da Confindustria Avellino e dai rispettivi legali, rivolgono ora alla Procura ed alla giustizia amministrativa e civile mentre restano quotidianamente in contatto con il sindaco di Sperone Marco Alaia. “Sin dall’inizio di questa vicenda- continua Manganelli- abbiamo dato massima disponibilità anche a fornire i nostri strumenti per la pesatura per calcolare di volta in volta i carichi e sopperire alla mancanza di controlli. Ora come un fulmine a ciel sereno arriva un sequestro che mette in pericolo la nostra attività ma anche l’ incolumità di chi lavora nell’area. Chiediamo che il cavalcavia venga messo in sicurezza con grande celerità e che nel frattempo si trovi una soluzione per evitare ulteriori danni”.