TUFINO- Una battaglia giudiziaria durata quattro anni. E’ arrivata ad una prima svolta la vicenda del 13enne di Tufino Giovanni De Luca, morto in gita a Venezia nel duemilatredici. I genitori non hanno mai smesso di cercare la verità per la morte del loro bambino, nato affetto da una grave cardiopatia e deceduto dopo un ricovero d’urgenza all’ospedale di Iesolo durante una gita scolastica con i compagni di classe. Una vicenda che commosse l’intera comunità del Nolano e non solo. Giovanni in quell’ultimo viaggio era con la mamma e forse avrebbe potuto essere salvato. Ieri il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Venezia Roberta Marchiori, accogliendo l’istanza di opposizione all’archiviazione presentata dalla difesa della famiglia De Luca rappresentata dall’avvocato Walter Mancuso del foro di Nola, ha emesso l’ordinanza di imputazione coatta nei confronti di un medico del pronto soccorso dell’ospedale del capoluogo veneto e di un cardiologo dello stesso nosocomio, archiviando invece per un pediatra della struttura. Indagato un terzo sanitario che firmò il referto medico. Nei confronti dei medici si procede per omicidio colposo. A questo parziale epilogo si è arrivati dopo una battaglia giudiziaria durata esattamente quattro anni, caratterizzata da due richieste di archiviazione che hanno rischiato di far chiudere il caso senza neppure indagare su presunte responsabilità. Responsabilità che la famiglia attribuisce ai medici che visitarono il piccolo studente di Tufino giunto al Pronto soccorso in codice rosso e per il quale non fu disposto alcun ricovero. Era il 9 aprile e il piccolo presentava sintomi di una tonsillite, era febbricitante e inappetente e fu portato d’urgenza nel principale ospedale della città lagunare. Dimesso intorno alla mezzanotte, le condizioni di Giovanni non sono mai migliorate, anzi. L’11 aprile fu portato d’urgenza dal 118 all’ospedale di Iesolo- città in cui si trovava la sua classe in gita- e qui, poco prima della mezzanotte, morì. La Procura veneziana ha iniziato le indagini dopo la denuncia dei genitori del ragazzo. Archiviate le accuse nei confronti di una dottoressa della Guardia medica, ha indagato tre medici dell’ospedale di Venezia ma al termine della fase di indagine, e con una consulenza ordinata dal pm che non ravvisava profili di responsabilità, il giudice ha chiesto l’archiviazione contro la quale si è opposta la famiglia della vittima. Il difensore Mancuso ha dunque prodotto una consulenza di parte, depositata nel marzo di quest’anno, che ha riaperto il caso. I periti hanno dichiarato che il bambino andava ricoverato, soprattutto in ragione delle sue condizioni fisiche e della sua cardiopatia congenita. Visto il contrasto tra la perizia dei consulenti del tribunale e quella degli esperti nominati dalla famiglia, il gip ha disposto una “verifica dibattimentale” ed ordinato l’imputazione coatta di un medico del pronto soccorso e di un cardiologo. Una prima “vittoria” per la difesa che si trova ora però ad affrontare una battaglia anche contro il tempo visto il rischio di prescrizione